Abolizione Imu, un’altra bufala italiana

29 agosto 2013 | 12:03
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Abolizione Imu, un’altra bufala italiana

Ha tutta l’aria dell’ennesima beffa abilmente confezionata dai media “mainstream”: eppure è andata così. Abolizione dell’Imu e introduzione della Serivce Tax significa una cosa sola: prima pagavano i possessori di casa benestanti; ora pagheranno tutti anche coloro i quali percepiscono redditi al di sotto del livello di sussistenza. Il governo Letta infatti – con il decisivo supporto tecnico del ministro Saccomanni con un vero e proprio “gioco di prestigio” – ha fatto sparire l’Imu per quest’anno, facendola ricomparire sotto altro nome nel prossimo. Il nome è già preoccupante – “Taser”, come le pistole traumatizzanti in uso a molte polizie mondiali – ma soprattutto è ancora misterioso il meccanismo di questa “tassa sui servizi” che ruotano intorno alla casa.

In conferenza stampa Letta ha tenuto infatti a precisare che la nuova tassa non si incentrerà sul “concetto di proprietà”, ma appunto sui servizi. Ora la prima domanda che sorge è semplice: i servizi (fogne, strade, rifiuti, ecc) devono essere garantiti a tutte le abitazioni. Siano di proprietà, lussuose o miserande, ma anche a quelle in affitto e alle case popolari. Che infatti già pagano la tassa sui rifiuti, per esempio. Trasferire dalla “proprietà” al “servizio” il bersaglio della tassazione puzza moltissimo di “moltiplicazione del prelievo” a prescindere dal reddito. Il meccanismo, dicevamo, è ancora solo nella testa dei tecnici del governo, ma il problema si pone e va chiarito senza indugi prima di indugiare nei … “festeggiamenti”.

Basta guardare cosa è accaduto per il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Per trovare le “coperture” finanziarie alla cancellazione dell’Imu 2013 è stato dimezzato il miliardo necessario a tenere in vita i lavoratori cassintegrati. Non solo: gli “esodati” da tutelare sono stati ridotti a soli 6.500, ovvero quanti si erano licenziati volontariamente contando sulla legge pensionistica prima della “riforma Fornero”. Gli altri sono stati, semplicemente, “cancellati”. E’ il più classico dei “bidoni” normativi che un governicchio finalizzato al “tirare a campare” è riuscito a tirar fuori  e contro il quale è necessario mobilitarsi. A cominciare dall’adesione e dalla partecipazione allo sciopero generale del 18 ottobre.

Unione sindacale italia Ait Puglia