Mulino Alvino, il recupero sbandierato

16 luglio 2013 | 11:05
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Mulino Alvino, il recupero sbandierato

Chi non ricorda i cartoni animati che, talvolta, per diverbi con le loro ombre divorziavano con queste ultime? E’ quanto è successo a due membri della commissione speciale per accertare fatti giuridicamente rilevanti relativi ad atti emessi in applicazione della legge 106/11- Piano casa 2-. Essi hanno  ritirato la firma precedentemente apposta, fatto più suggestivo che significativo. Quello dell’applicazione del Piano casa 2, in mancanza di linee regionali, fu una circostanza che dette carta bianca al Dirigente preposto al settore urbanistica, il firmatario degli atti, affinchè concedesse permessi a costruire. Probabilmente i fili, per i progetti più significativi, erano mossi dalla Giunta comunale. Per un caso, forse il più rilevante, ne è nato un ricorso al TAR di Basilicata in cui alcuni cittadini hanno contestato la prerogativa con la quale il Dirigente variava la destinazione di uso del suolo esautorando di fatto l’organo preposto alla programmazione del territorio e che è il Consiglio Comunale. A dimostrazione che l’iniziativa, a prescindere dagli atti formali, non era solo del Dirigente preposto notiamo che la Giunta comunale con sua delibera ha deciso di resistere al ricorso facendo proprio il caso, va da se che eventuali risvolti penali potrebbero interessare anche la stessa Giunta. Stiamo Parlando del recupero e della valorizzazione di Mulino Alvino, opera alla quale si sono dedicati “fior fiori” di professionisti sia per progettare il recupero sia per l’intervento che ha previsto la delocalizzazione dei volumi in civili abitazioni da realizzare in via Dante, area destinata dalla programmazione urbana a verde pubblico. Furono giorni, quelli, in cui i suddetti professionisti si affaticavano a presentare progetti di case da realizzare e di valorizzazione dello storico manufatto: il Mulino Alvino. Furono organizzate visite guidate per assistere alla presentazione del progetto di massima. Sono passati nove mesi da quando fu rilasciato il permesso a costruire ed in esso vi era l’impegno della ditta  a presentare entro sei mesi il progetto di recupero definitivo concordato con l’amministrazione comunale ed approvato dalla Sopraintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici. Il mancato rispetto avrebbe determinato  conseguenti provvedimenti demolitori. Siamo certi che tutto è stato rispettato nei tempi dovuti e che è stato fatto tutto molto bene, siamo impazienti di conoscere il progetto definitivo che di sicuro, senza frapporre tempo, verrà  ufficialmente e tempestivamente presentato alla cittadinanza così come avvenne a suo tempo per il progetto di massima. Il tutto assume maggior rilievo oggi perchè potrebbe rientrare in una delle manifestazioni organizzate per sostenere la candidatura di  Matera a città della cultura  per il 2019. Diciamo questo senza alcuna ironia. 

Pio Abiusi, Associazione Ambiente e Legalità