“Basta al gioco d’azzardo”

22 luglio 2013 | 11:28
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“Basta al gioco d’azzardo”

“Il prossimo 25 luglio l’ IdV in Cassazione presenterà la prima proposta di legge di iniziativa popolare contro i giochi d’azzardo di Stato e partirà la campagna di raccolta di firme anche in Basilicata.” Ad annunciarlo è il coordinatore regionale di IdV Gaetano Cantisani. “Si tratta – sottolinea – di una piaga che coinvolge tre milioni di cittadini italiani, un dramma enorme che si traduce da gioco del divertimento a gioco della disperazione. L’ultima inchiesta della magistratura di Potenza sull’ ‘affare gioco d’azzardo’ ha scoperchiato la pentola che da noi contiene un business illecito persino, secondo i dati forniti dagli inquirenti, di 150mila euro al giorno, con cittadini ed intere famiglie distrutte. Bastano pochi altri dati impressionanti questa volta riferiti al cosiddetto gioco d’azzardo ‘lecito’: 100 miliardi di fatturato, 4% del Pil nazionale, 8 miliardi di tasse, 12% della spesa delle famiglie italiane, 15% del mercato europeo. La dipendenza di tante persone – continua Cantisani – è risultata fortemente accresciuta dai nuovi giochi a risposta immediata, anche online. C’è dunque la necessità di dire con forza di no, visto che ci sono famiglie impoverite che non ce la fanno ad andare avanti e visto che dietro c’è di tutto, da uno Stato che ha interessi ad incassare fino ad una mafia e una criminalità organizzata che lucra sul disagio e sui bisogni delle gente. Tante famiglie povere tentano la fortuna per disperazione, impoverendosi sempre di più.” L’Idv con tale proposta di legge “offre una soluzione radicale al problema: il divieto assoluto e totale dei giochi d’azzardo prosegue il coordinatore regionale Idv – diversi da quelli ‘tradizionali’ ed organizzati dallo Stato o da società controllate, quali le grandi lotterie nazionali abbinate a spettacoli televisivi, il lotto, nelle sue varie forme e le scommesse sul campionato italiano di calcio. La proposta prevede anche un sistema sanzionatorio più rigoroso essendo quello vigente del tutto irrisorio, dinanzi alla potenza economica delle lobby di pressione. Il divieto fa venire meno una quota di gettito fiscale, ma – conclude Cantisani – è compensata dal minore costo che la collettività dovrebbe affrontare per non parlare del costo, certamente non monetizzabile, rappresentato dai suicidi anche di minori.”