Senza via d’uscita la speranza è la sollevazione del Sud

2 giugno 2013 | 21:44
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Senza via d’uscita la speranza è la sollevazione del Sud

Le ricette per uscire dalla crisi non convincono, anzi hanno già deluso. L’Europa, ovvero la Germania, vuole la botte piena e la moglie ubriaca. E l’Italia obbedisce. L’Europa ci chiede rigore e crescita economia. Più facile a dirsi che a farsi. Il Governo intanto persegue la strada della riduzione del debito pubblico e contemporaneamente ci assicura che il Pil prima o poi crescerà. Non v’è certezza. Di niente. “Fare sacrifici oggi per evitare condizioni peggiori ai cittadini di domani. Pagare più tasse oggi, per evitare che ne paghino di più i nostri figli domani.”  Su quali esperimenti scientifici sono basate queste tesi? Su niente. Nessuno sa davvero qual è il limite di sostenibilità del debito. Sappiamo però che l’Europa, ovvero la Germania, ci impone vincoli assurdi e, fino ad oggi, chiaramente inutili. Anzi dannosi. Il debito cresce, la spesa pubblica anche, mentre l’economia è soffocata a morte. La gente vive in condizioni da dopo guerra, la disoccupazione e l’inoccupazione hanno raggiunti livelli insostenibili. Il potere d’acquisto dei salari è in caduta verticale, la povertà dilaga e i consumi sprofondano. Bisognerebbe chiedere a Monti perché la Corte dei Conti ritiene che le misure del suo governo hanno prodotto danni al Paese per 250 miliardi di euro. Ora bisognerebbe chiedere al Governo transitorio di Letta e Alfano perché in 18 mesi deve fare le riforme e non già rilanciare l’economia del Paese. I veri Poteri sovranazionali possono stare tranquilli. Qui nulla accadrà. Probabilmente ci troveremo tra qualche mese in condizioni peggiori. Come previsto. Ma quasi ci siamo. Sono circa 15 milioni a fine 2012 gli italiani in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud). Lo dice l’Istat. Dove si vuole arrivare? C’è il rischio di grandi sollevazioni popolari. Tutto previsto. L’Eurogendfor è già pronta per reprimere qualunque manifestazione di protesta. La Gendarmeria europea, che gode di immunità assoluta, è un bel gioiellino creato su certi tavoli sovranazionali ed extraeuropei. L’unione monetaria, l’unione delle forze di repressione. Ecco l’Europa dei Poteri intercontinentali. Intanto, non a caso, nel silenzio dei media, è stato modificato l’articolo 81 della Costituzione italiana. Adesso siamo obbligati al pareggio di bilancio. Tagli,  privatizzazioni e nuove tasse.  Ancora recessione e nuove spinte distruttive  per l’economia e la società. Ha dunque ragione il sociologo Marco Revelli, siamo destinati ad una recessione infinita, senza via d’uscita. «Questa è una crisi sistemica e se non si interviene  con una netta rottura del trend, la situazione potrà solo peggiorare». Ed ha ragione, con qualche limite,  anche quando dice che “serve una rivolta”.  Le rivolte però sono pericolose, specie per chi le fa. Occorre una guida politica in un contesto strategico che riesca a sfondare il muro di certi potentati. Serve, dunque, una rivoluzione, non una rivolta, inquadrata in un disegno politico. Il Mezzogiorno è vittima di una politica predatoria e insieme paternalistica, da oltre un secolo. Il Sud del paese è nelle condizioni materiali storiche per generare un rovesciamento dei paradigmi dell’economia e della politica del soffocamento. Sempre Revelli afferma che “ci vorrebbe una classe politica che viene da un altro mondo  rispetto a quello che ha prodotto questi disastri, che si sia formata  fuori dalle mura di questa città corrotta”. Condivido, ma questa classe politica non c’è. E soltanto una rivoluzione può partorirla. Una rivoluzione che può partire dal Sud dell’Italia e dell’Europa.