Giovani senza lavoro sono 650mila

7 giugno 2013 | 17:49
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Giovani senza lavoro sono 650mila

Il quadro che emerge dall’appuntamento annuale dei Giovani imprenditori di Confidustria conferma, ancora una volta, i dati allarmanti sull’occupazione giovanile , ma per il ministro Giovannini sono “aggredibili” I giovani disoccupati italiani sono “650 mila: un numero aggredibile”. Così  il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, intervenuto al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Santa Margherita Ligure. Il ministro ha sottolineato che non è vero che il 40% dei giovani italiani è senza lavoro, perché è l’l’11% dei giovani italiani che è senza lavoro, il 40% dei giovani attivi”. Il reddito minimo a tempo? ”Non so di cosa si tratta ha detto Giovannini. Abbiamo tante ipotesi allo studio”: cosi’ risponde il ministro alla domanda sulla proposta lanciata dai giovani di Confindustria, arrivando al convegno.

Il ministro ribadisce comunque che ”stiamo lavorando seriamente per modificare quello che serve sulla legge che regola il mercato del lavoro per trovare incentivi per stimolare l’occupazione, in particolare quella giovanile, rivedere gli ammortizzatori, anche quelli in deroga, dare una forza maggiore ai sistemi per l’impiego perche’ – sottolinea il ministro – se non riusciamo a migliorare la nostra formazione e soprattutto l’orientamento dei giovani verso l’impiego, non possiamo avere ammortizzatori sociali che durano in eterno”. Su questo si sta lavorando ”oltre ad una serie di semplificazioni”.

A Santa Margherita Ligure il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha parlato di diseguaglianze. “Siamo diventati- ha affermato Boldrini- uno dei Paesi più diseguali del mondo, ma anche fra quelli con una mobilità sociale pressoché bloccata: una combinazione davvero esplosiva per la tenuta civile del Paese”.

Dai giovani imprenditori di Confindustria il grido d’allarme. Secondo il leader Jacopo Morelli ai giovani hanno svuotato il domani di speranza e colmato il presente di angoscia. Il presidente dei giovani imprenditori avverte: “Senza prospettive per il futuro l’unica prospettiva diventa la rivolta”. Emerge dunque, ancora una volta, la necessità di mettere in campo “sviluppo, libertà economica e coesione sociale”.