Minacce a mano armata a imprenditori

17 maggio 2013 | 12:54
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Minacce a mano armata a imprenditori
Minacce a mano armata a imprenditori
Minacce a mano armata a imprenditori

Volevano che il lavoro per la costruzione di un condominio venisse affidato a loro. Le indagini condotte dai carabinieri di Matera vedono coninvolto anche un imprenditore edile che tentò di “imporre” i due operai alla ditta Due operai di Altamura, S.P. di 56 anni e V.L. di 37 anni, arrestati rispettivamente il 4 ed il 14 maggio scorso sono ritenuti responsabili di aver sottoposto i soci di un’impresa edile di Ferrandina a pressioni psicologiche e a pressanti intimidazioni, sempre più intense, fino a rivolgere loro delle minacce gravi. Il tutto ricorrendo anche a due persone armate, in via di identificazione, al fine di costringere la società ad affidare loro i lavori di intonaco interno ed esterno per un valore di circa 200 mila euro, da eseguirsi nel cantiere di un condominio in costruzione a Ferrandina. Un 47 enne imprenditore di Ferrandina, V.G, invece, è stato raggiunto da informazione di garanzia, per aver partecipato solo in alcune fasi alle intimidazioni dei due operai altamurani. L’indagine è stata avviata dopo una denuncia denuncia fatta nel marzo 2013 dall’amministratore unico di una impresa edile di Ferrandina in seguito a minacce a mano armata che aveva subito nel suo ufficio. Le indagini condotte dei carabinieri di Matera, coordinati dal sostituto procuratore della tribunale di Matera, Annafranca Ventricelli sono andate avanti per circa due mesi, concentrandosi fin da subito sugli attuali indagati. Nello specifico i due operai arrestati, nella fase precedente l’affidamento dei lavori (gennaio),  si presentarono presso la società di Ferrandina proponendosi per l’esecuzione delle opere in muratura; al rifiuto dell’amministratore unico, essi continuarono a caldeggiare la loro causa, tramite l’imprenditore di Ferrandina che già conoscevano. Una seconda volta S.P. si presentò presso il committente portando con sé documenti intestati a terzi ed addirittura scaduti di validità per ottenere l’assegnazione dei lavori. Un’altra volta, V.G. chiese al suo compaesano di assegnare a lui i lavori, che successivamente egli avrebbe affidato ai due operai arrestati; in entrambi i casi il denunciante non acconsentì alle richieste. A marzo poi le minacce. S.P. accompagnò all’ufficio della società due suoi emissari, armati di pistola, che picchiarono e minacciarono di morte l’amministratore unico ed un socio dell’impresa edile lì presente, accusandoli di non aver affidato i lavori ai loro mandanti. Convinti di aver ottenuto quanto volevano i due operai arrestati si recarono da V.G., invitandolo a tornare dalle vittime, poiché ritenevano che, dopo l’intimidazione a mano armata, il lavoro sarebbe stato assegnato a loro. In realtà, i  lavori del valore di oltre 200 mila euro erano già stati assegnati a prezzo più vantaggioso ad un’altra impresa che aveva presentato i documenti in regola; nel corso delle indagini, i carabinieri hanno accertato che anche l’amministratore di quest’ultima impresa aggiudicataria era stato avvicinato e minacciato dai due operai arrestati, che pretendevano che i lavori venissero a loro subappaltati, almeno in parte. I due altamurani rispondono anche, in concorso con gli ignoti emissari, del porto e detenzione di armi, per l’intimidazione avvenuta la sera dell’8 marzo. Non si escludono comunque ulteriori sviluppi.