La guerra di Maria

11 maggio 2013 | 21:14
Share0
La guerra di Maria
La guerra di Maria
La guerra di Maria
La guerra di Maria
La guerra di Maria

C’è un clima di febbrile attesa a Bucaletto. Nei prossimi giorni sarannno pubblicate le graduatorie per l’assegnazione di alcuni alloggi Ater. Decine di famiglie, quindi, si affidano alla speranza. Aspettano di essere finalmente liberate dalle loro anacronistiche baracche risalenti agli anni ’80 e cioè al dopoterremoto Sullo sfondo di questa estenunante attesa vi raccontiamo la storia di Maria, che si trova al di sotto della fascia di reddito necessaria per ottenere un alloggio popolare, ma nonostante tutto da diversi anni non sale mai come punteggio. E di volta in volta, col passare degli anni, si trova sistematicamente scavalcata da qualche nuovo arrivo. Da qualcuno ‘più ‘bisognoso’ di lei. “Dicono che la precedenza va ai nuceli familiari composti da più persone – sottolinea Maria – Va bè, ma io e mia figlia che abitiamo in baracca da tanti anni non siamo certo delle bestie, abbiamo dei diritti anche noi. O no”. Maria è convinta che anche questa volta rimarrà fuori dalle graduatorie. E’ convinta che ancora a lungo sarà costretta a fare i conti con il suo prefabbricato umido e malsano. Nonostante l’asma da cui è affetta. Nonostante un sopralluogo del Comune abbia certificato, proprio qualche mese fa, che qualsiasi intervento di manutenzione risulterebbe inutile. Ormai il container è marcio. E’ da buttare giù.

“Da questo assessorato non è mai mancata l’attenzione nei confronti della signora”

Strutture marce, logore, ormai decrepite. Il legno sulle pareti è stato aggredito da tarli e buchi che non si riescono più ad arginare del tutto.  Ripari da un lato ed escono tarli e umidità dall’altro. E poi scarafaggi, insetti, infiltrazioni d’acqua. Ogni inverno che passa è una scommessa con la propria forza di sopportazione. D’altra parte i container di Bucaletto all’origine dovevano avere una durata limitata. Servivano per rispondere ad un’emergenza del momento. Invece l’emergenza, partita con il sisma dell’80, è ancora in piedi. Col passare degli anni l’agibilità delle baracche è venuta meno. L’emergenza sanitaria è in agguato. E’ un inferno ben noto a chi vive nella Cittadella. E così già da molto tempo Maria è diventata il simbolo di chi non si piega al suo destino. Sta denunciando  a spron battuto all’Amministrazione di Potenza i suoi problemi e quelli di che le abita accanto. E da anni dalle stanze del potere locale le rispondono in modo estemporaneo, goffo, al limite del ridicolo. Risale proprio a qualche giorno fa, l’ultima interlocuzione con il Comune. Che così ha replicato all’ennesimo sos di Maria: “Da questo assessorato (alle politiche sociali, ndr) non è mai mancata l’attenzione nei confronti della signora….”, si legge nella lettera. Quando ha letto la missiva a firma dell’assessore Pace, Maria è saltata sulla sedia. Per lei è stata l’ennesima beffa. Una “presa in giro” colossale. “E’ una finta solidarietà, concretamente non hanno mai fatto nulla”, si infuria.

“Alloggio antigienico”. Lo hanno certificato l’Asp e il Comune. Ma nessuno è intervenuto

Maria si sente “presa in giro” per diversi motivi. La sua battaglia va avanti da troppo tempo ormai. Nel suo prefabbricato si sente una puzza di umidità che rende difficile la quotidianità. E poi deve convivere anche con problemi ai pneumi che le sono stati confermati da un controllo all’Asp di Potenza. Ed è sempre all’Azienda sanitaria di Potenza che Maria si rivolge nel 2009 per chiedere un sopralluogo alla sua baracca. Il responso dell’Unità Igiene e Sanità pubblica, è inequivocabile. Parla di “alloggio antigienico a causa delle tracce di umidità presenti lungo le pareti”. La donna cerca di fare presente l’emergenza anche all’Amministrazione potentina. Lo fa più volte. A partire dal 2010. Finalmente, a gennaio di quest’anno, dopo 2 anni, dagli uffici tecnici del Comune arriva il tanto agognato controllo. Ed ecco cosa sancisce: “Trattasi di umidità di risalita che rende aleatorio qualsiasi tipo di intervento di manutenzione”. Il Comune, quindi, non solo riconosce in pieno il problema già segnalato dall’Asp nel 2009. Ma va anche oltre affermando che “è aleatorio qualsisasi intervento di manutenzione”.  E quindi? Quindi niente. “Qui bisogna morire o commettere gesti inconsulti affinché oltre le parole ci siano interventi concreti da parte delle istituzioni competenti”. Maria deve vivere in un alloggio antigienico e sperare di non morirci dentro tra umidità, scarafaggi e disperazione. Ecco perché della “falsa solidarietà” non sa proprio cosa farsene.

“Volevano farmi cambiare con un’altra baracca che poi è stata buttata giù”

Il Comune, nella lettera inviata qualche giorno fa alla signora, attesta di averle “più volte proposto un cambio della struttura con una più idonea. Ma lei ha sempre rifiutato”. Anche questo è “falso”, assicura Maria. Per intenderci, i cambi che propone il Comune sono tra un container più sgangherato e invivivbile, e un altro, si fa per dire, in migliori condizioni. “Non è vero che mi hanno offerto loro il cambio – rincara Maria – Semmai sono stata io a chiederlo alcuni anni fa attraverso una lettera”. Alla sua richiesta di ‘cambio’ avrebbe risposto il Comune una sola volta e offrendole un nuovo giaciglio. Ma c’era un inconveniente. “Si trattava di un container accanto alla chiesa – spiega Maria – Di lì a poco, però, lo buttarono giù perché in quell’area è partita la riqualificazione e numerose baracche vennero abbattute”. Assurdo ma vero. A Maria sarebbe stato offerto un ‘nuovo’ container che però è stato abbattuto qualche tempo dopo. Ma a sentire il Comune “mai è mancato il livello di attenzione nei confrondi della signora”. Chapeau!…Clicca qui per continuare