I Poteri forti nella Basilicata debole e incapace
Qui, da almeno 20 anni, il potere è in pochi fondamentali e “strategici” settori: l’energia, il petrolio, l’acqua, i rifiuti. E’ chiaro che in questi settori i player principali sono L’Eni, L’Enea, La Total, La Shell, L’Edf, la Fiat insieme alle loro articolazioni societarie. Tutti, in un modo o nell’altro collegati da interessi reciproci. Intorno a questa “aristocrazia” di interessi orbitano attori secondari locali, funzionali agli scopi economici e finanziari dell’Olimpo nazionale e multinazionale. Si tratta di poteri subordinati che hanno un ruolo fondamentale sul territorio. La Società Energetica Lucana, L’acquedotto Lucano, in primo luogo. Intorno a questi poteri subordinati si espande un arcipelago di enti e istituzioni da tenere necessariamente al guinzaglio. E sono in prima battuta l’Arpab, Tecnoparco, i dipartimenti regionali della Sanità, dell’Ambiente, delle Attività produttive e delle Infrastrutture. In sostanza la Politica regionale. Questi ultimi organismi, articolati nelle connessioni vitali con i poteri subordinati e con i Poteri superiori, funzionano da service governato dalla Politica locale e dalle sue ramificazioni territoriali di base. Insomma la Basilicata è “gestita” da Roma e dalle dinamiche di affari internazionali che si sviluppano nei palazzi romani e delle altre capitali europee.
“La Regione modello”
Spesso i cittadini non capiscono le ragioni per cui la Basilicata in diverse circostanze e in anni diversi è stata definita “Regione modello”, nonostante i disastri in ogni settore. Ebbene, i giudizi sulla Basilicata sono espressi sulla base di criteri e parametri che non appartengono alla vita reale dei cittadini. Tutto dipende dal tasso di obbedienza del sistema politico locale al Partito di Roma o al circolo degli affari nazionali e internazionali che vantano “ragioni superiori”. Qualcuno in questi anni ha pensato che “non è facile opporsi a certi Poteri.” Meglio conviverci o ancora più opportuno allearsi e mettersi a disposizione. “Tanto loro vincono sempre.” Ma vince anche chi a Potenza e a Matera obbedisce. A proposito dell’Eni il presidente della Basilicata conferma: “Il problema è che è molto difficile, per una Regione con un bilancio di due miliardi di euro e 500mila abitanti, trattare con un’azienda con un fatturato di 109 miliardi, 6 miliardi di utili e 75mila dipendenti. La sproporzione è lampante. E l’Eni non è più l’azienda totalmente pubblica di Mattei, che cercava sviluppo per il territorio e non profitti.” (Dichiarazione rilasciata nel luglio 2012 da Vito De Filippo al giornalista Manuele Bonaccorsi pubblicata su www.left.it)
Poveri, ma interessanti
Questa dichiarazione si commenta da sola e ci spiega una delle ragioni fondamentali per cui la Basilicata è nelle condizioni che conosciamo tutti. Una politica soccombente, magari suo malgrado, e incapace negli anni di cogliere gli aspetti più oscuri di presunte scelte di sviluppo che si sono rivelate un vero boomerang per le popolazioni locali. Nel tempo si è resa sempre più evidente questa soccombenza. Oggi la Basilicata conta nello scacchiere nazionale e internazionale in proporzione agli interessi coltivati dai Poteri forti. La sua gente però conta meno di un fico secco. In questo scenario i poteri locali dei partiti e degli affari sono in fibrillazione e stanno cercando le loro collocazioni future sgomitando senza esclusione di colpi. Le dimissioni di De Filippo sono anche figlie di questa lotta. Una feroce battaglia interna sui cui pesa l’influenza di certi Poteri. Non è escluso che siano loro a decidere molte cose in questa Basilicata incapace di pensare a se stessa.