Fenice non insegna

12 maggio 2013 | 16:20
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Fenice non insegna

La commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite commesse al ciclo dei rifiuti che la scorsa primavera visitò la Basilicata  rilevò come, pur in presenza di una scarsa quantità di rifiuti prodotti , la regione non sia in grado  di gestire  il ciclo e condannò tutto quanto  accaduto specie sulla gestione del termovalorizzatore Fenice di Melfi che aveva inquinato le falde acquifere per circa un  decennio e  sono ancora inquinate . La Basilicata, Regione delle canne al vento, sembra aver dimenticato tutto ed ora anche gli inquinamenti delle discariche passano indisturbati.   Nel  dlgs 152/06 definito “decreto ambiente” vi sono precise prescrizioni  per le azioni da intraprendere in caso di evento  che sia potenzialmente in grado di contaminare il sito: il responsabile dell’inquinamento deve  mettere in opera entro ventiquattro ore le misure atte a prevenire e poi a bonificare. Sulla discarica di La Martella già anni addietro vi furono diverse ombre tanto è che  il 3° e 4° settore furono, lo sono ancora, oggetto di sequestro da parte della magistratura perchè si verificò il sovrabbancamento dei rifiuti per un totale stimato pari a 53 mila mc. In concreto nei due settori, dove era già stato autorizzato a suo tempo un incremento significativo di volume, furono depositati in maniera non autorizzata i suddetti 53 mila mc. Per risolvere quanto illecitamente realizzato, il consiglio comunale di Matera di concerto con gli abitanti del borgo ha presentato un progetto per la riprofilatura dei due settori, assorbire il sovrabbancamento  e vennero aggiunte altre 30 mila mc per chiudere definitivamente quella discarica in tempi “brevi”. E’ noto, invece  che la giunta comunale ha avanzato un nuovo  progetto per allargare il 5° settore di altri 80 mila mc con possibilità , non si sa mai, di ulteriore espansione in fase di realizzazione. Mentre il primo progetto, risalente al 2011, deve trovare applicazione perché è finalizzato alla chiusura della discarica, questo ultimo intervento non si giustifica  e non trova accredito.

  La discarica di Matera ha una A.I.A. scaduta da oltre 18 Mesi, è l’unica  delle nove operanti in Basilicata ad essere   in esercizio con Autorizzazione scaduta;   La rete per la captazione ed il trattamento del biogas non  è stata realizzata;  sono stati impiantati sei piezometri  senza contraddittorio con Arpab ed  una recente analisi eseguita da Arpab – solo su due di essi-  ha registrato, in uno,  valori dei solfati pari a circa 3 volte il limite previsto dalla vigente normativa e stessa cosa dicasi per il Boro dove i valori sono superiori di 4 volte il predetto limite. Circa il percolato, la verifica di Arpab eseguita nel 2011 parlava di emungimento dello stesso parzialmente disatteso nei sub settori A e D della  vasca5; negli stessi settori,  dal verbale della Provincia di Matera redatto nei primi giorni di Febbraio del 2013,  risulta esservi una battente superiore ad 80 cm- stimato dal dirigente preposto: Montemurro/ Schettino- e non emunto dall’Agosto 2011; dalle verifiche di Arpab e Provincia del 2011  la situazione è risultata essere notevolmente peggiorata.

Parlare di buona gestione della discarica è eufemistico ed adesso bisogna attivare quanto prevede l’art.242 del predetto decreto legislativo e procedere alla bonifica  del suolo e del sottosuolo attivando un monitoraggio più completo e predisponendo gli strumenti adeguati tenuto conto, altresì, che  a 150 metri dalla discarica scorre il torrente Gravina di Picciano.

Il Comune di Matera non può ignorare l’accaduto e neppure il competente ufficio regionale, bisogna intervenire perchéuna nuova Fenice non è tollerabile. Il progetto di allargamento della discarica è irrazionale ed inutile anche perchéquella discarica oltre a presentare molti punti oscuri   è previsto per Matera  solo una stazione di trasferenza ed una  unica discarica per tutto il comprensorio provinciale in val Basento, il luogo è già stato individuato.  Se si dovesse fare altro è perchégli interessi sottesi sono altri e si vorrebbe dare priorità alle discariche, come al solito,  e non già ad altre forme virtuose nella gestione dei rifiuti. 

Pio Abiusi, associazione Ambiente e Legalità