Chiedere scusa è una virtù, l’arroganza è un vizio

1 maggio 2013 | 17:36
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Chiedere scusa è una virtù, l’arroganza è un vizio

Le donne e gli uomini “politici” coinvolti nella vicenda dei falsi rimborsi in Basilicata hanno dimostrato il carattere. Lo stesso carattere che esibisce il gallo sul campanile quando non tira vento “Noi non abbiamo fatto niente”.  “Dimostreremo la nostra innocenza”.  “Spiegherò ai giudici che c’è stato un errore”. Eppure il vento tira, soffia forte. Queste signore e questi signori hanno tutto il diritto difendersi davanti ai giudici.  Possono provare che il pranzo di compleanno, il caciocavallo, il gelato, l’orsacchiotto, l’albergo a ore con “persona non autorizzata”, le merendine di mezzanotte  rendicontati a rimborso non sono un reato. Tutto regolare. Possono provare, sul piano giudiziario, qualsiasi cosa.  Ma non potranno mai giustificare una condotta moralmente deplorevole. Indegna di un rappresentante delle istituzioni. Questa vicenda non si risolve con condanne o assoluzioni della magistratura. Il fatto si risolve nel rapporto tra politica e società, tra istituzioni e cittadini. Si risolve con l’umiltà che prende il posto dell’arroganza. Con la sincerità che prende il posto della menzogna. Chiedete scusa, ammettete le colpe socialmente e politicamente sanzionabili. La gente vi capirà, avrà compassione dei vostri errori, delle vostre debolezze.  Riprendetevi un briciolo di dignità con un gesto di umiltà. Io cittadino non posso rimborsarvi l’orsacchiotto, ma posso regalarvelo. Ve lo regalo, vi regalo anche il pranzo al ristorante sul mare, i pasticcini, le merendine, tutto quello che volete.  Ma chiedete scusa. Nell’Italia degli scandali mai nessuno ha chiesto scusa ai cittadini. La Basilicata potrebbe recuperare un primato, seppure non  confortante. La prima regione dove chi ha sbagliato chiede scusa. Non  avete fatto un cazzo per anni, almeno fate questo sforzo. Non  è difficile, basta seguire semplici istruzioni. Aprite la bocca, accendete il cervello e pronunciate queste parole: “chiedo scusa ai cittadini lucani”. Vi perdoneremo, ma ad una condizione. Non mettete il naso nelle prossime elezioni. Non tentate di sostenere donne e uomini delle vostre osterie. Non ricattate clienti vecchi e nuovi. Evitate di incoraggiare scudieri o stallieri pronti ad indossare le vostre armature. Ritiratevi alle case vostre. Tutti. Anche quelli che si dimettono indignati e che conoscevano bene l’andazzo, tacendo. Anche chi ha dato spettacolo di indecorosa onestà facendo finta di vivere sulla luna.