Se dai da mangiare dei libri ad un asino…

6 aprile 2013 | 17:01
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Se dai da mangiare dei libri ad un asino…

Che senso ha lavorare per ammalarsi e poi morire. Che senso ha faticare, sopravvivere, crepare. Volevano lo sviluppo della Val Basento. Ecco l’industria chimica. Alta intensità di capitale, bassa intensità di lavoroLoro ci hanno guadagnato, molti soldi. Gli altri hanno mantenuto la famiglia, magari a stento. E sono arrivati alla pensione. Per cosa. Moribondi, malati, con l’ansia della fine. Altri alla pensione neanche ci sono arrivati. E poi ancora chimica a Tito. E ancora fabbriche sbavate sul territorio, piene di speranze tradite. Perché il lavoro in quei posti è un inganno. Da sempre. Arriva la Fiat e prima il petrolio, l’Eni e tutti gli altri. La fatica a te, se ci riesci, i soldi a loro. E ancora l’interesse nazionale, le strategie energetiche, le acciaierie, la chimica. Ovunque. Oggi, il deserto, la desolazione, la morte. E loro, loro no. Succhiano il territorio fisico e sociale con la cannuccia al bar delle quotazioni di borsa. Poi scappano, svaniscono. Nessuno è responsabile di quello che ti accade, tutti sono meritevoli della tua riconoscenza per quella raccomandazione. Cazzo. Loro costruiscono i megastabilimenti, prendono megasoldi, ti fanno vedere l’orizzonte gonfio di futuro, ma poi. Poi loro fanno carriera, magari nelle aziende di Stato o nei partiti o nelle banche. E tu, tu sei con la cartella in mano, in coda all’accettazione dell’ospedale pinco pallo. Grande affare quella catena di montaggio, grande affare quel reparto verniciatura, grande affare lo smaltimento dei reflui petroliferi. Tu hai guadagnato pochi soldi perdendo la tua vita. Loro hanno guadagnato molti soldi sulla tua vita.  Tutto sbagliato. Una storia piena di errori per i quali nessuno mai paga. Anzi. Il problema è che, in Basilicata, abbiamo avuto classi dirigenti politiche loro malgrado impreparate. Incapaci di affrontare l’interlocuzione con i manager che arrivavano da “Marte”. E poi c’è chi ci ha tutelati nell’inferno. I sindacati. Un euro in più, dieci minuti di pausa, due pisciate garantite senza il richiamo scritto. Ecco puoi pisciare una volta di più, ma devi mangiare tre volte di meno. L’assurdità della cultura arcaica del lavoro è una delle banalità delle discussioni intellettuali di questi giorni. Porcherie del diciannovesimo secolo. E la politica, purtroppo, non sa che fare. Probabilmente perché conta un fico secco. Investimenti nei settori ad alta intensità di lavoro? Non se ne parla. Le proposte di questi giorni, anche dei sindacati, sono roba vecchia invecchiata e fallita da decenni. Le proposte in consiglio regionale, sul collegato alla finanziaria, sono roba da matti. E’ evidente che mancano le idee e le competenze. D’altronde, se dai da mangiare dei libri ad un asino non ne ricavi un intellettuale.