Cinema, analisi di una crisi di sistema

22 aprile 2013 | 18:05
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Cinema, analisi di una crisi di sistema

Il settore cinematografico sta vivendo un periodo di crisi profonda. I primi tre mesi del 2013 registrano un calo di incassi per i film italiani pari al 36% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Incassano principalmente i blockbusters americani e alcune commedie nostrane. Prodotti facili, immediati, ben confezionati che rimarranno nella memoria al pari di una gazzetta sportiva. In Italia non esistono più produttori, complice anche la mancanza di un efficacie sistema di tax credit e tax shelter, non ancora riconfermati dallo Stato per il 2013; esistono solo case di produzione esecutiva che investono soldi pubblici per la realizzazione di film per il cinema e prodotti per la televisione. Soldi gestiti da Rai (Raicinema, Raifiction) e Mibac, strutture lottizzate dai partiti che decidono chi può fare cosa e cosa può fare chi.

Monopolio Rai-Mibac. Guai a raccontare storie “non approvate” che riguardino il fascismo, i partigiani o i briganti, le stragi di stato. Censura, ma anche autocensura degli scrittori che non possono che scegliere una umiliante “sopravvivenza artistica”. L’industria audiovisiva italiana ne risulta provinciale, arretrata, tanto articolata nella  propaganda quanto innocua nella capacità di analisi antropologica e sociologica. La funzione maieutica del cinema o della tv, qualunque sia, è ormai un ricordo lontano. Il monopolio Rai-Mibac non è capace di valorizzare e capitalizzare il nuovo, sostiene la solita cricca di autori e produttori esecutivi, abili, spesso, a riciclarsi dopo fallimenti e bancarotte; promuove poco e male, sovrastato dallo strapotere dei colossi americani che impongono, anche nella distribuzione, pericolose logiche di omologazione.

Siamo alla frutta. Nel dettaglio la Rai è un carrozzone con 250 milioni di debiti e con un’età media dei suoi impiegati da guinness dei primati: su 13.000 dipendenti solo cinquanta hanno meno di trent’anni, lo 0,38%. Mentre in altri posti del globo si producono serie tv di ispirazione cinematografica come Dexter, Game of thrones, Homeland, Shameless, noi vantiamo grandi successi come I Cesaroni, Che Dio ci aiuti, Un caso di coscienza, Un medico in famiglia. E, recentemente, sull’onda del successo dei programmi di cucina, si producono fiction a tema come “Benvenuti a tavola” o come “Il Signore sia con te” sulla vita di suor Germana, autrice di numerosi libri di ricette. E’ evidente, per rimanere in tema di cucina, che siamo alla frutta.

In arrivo 200milioni. Dal punto di vista economico sono in arrivo 200 milioni di euro di royalties per il cinema, proventi maturati dai diritti di riproduzione televisiva. E’ una somma considerevole, ma, come l’acqua non si raccoglie in un secchio forato, così un cospicuo finanziamento può tramutarsi nell’ennesimo fallimento assistenzialista. A meno che non si trasformino le logiche produttive e distributive, si valorizzi il talento creando un sistema accessibile e meritocratico, scevro dalla censura politica e religiosa. Una vera e propria rivoluzione che non può essere demandata all’attuale classe dirigente ottuagenaria. Tocca alla nuova generazione il compito di rifondare il sistema. Lo dimostra l’esperienza vincente di consolidate e dinamiche film commission che, sull’esempio di importanti realtà internazionali, hanno implementato con successo modelli produttivi innovativi ed efficienti. “Si può fare” è il titolo di uno dei film italiani più riusciti degli ultimi anni, ma anche uno slogan di buon auspicio per i lavoratori del cinema.

Enzo Saponara, attore e fondatore Rete Cinema Basilicata