Amianto, storia non chiusa in Basilicata

11 aprile 2013 | 17:03
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Amianto, storia non chiusa in Basilicata

Sul pericolo derivante dell’amianto è intervenuto con una nota il consigliere regionale Mario Venenzia, ricordando che tre anni fa l’Ispesl, (Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro), presentò il “III Rapporto Generale sul Registro Nazionale dei Mesoteliomi”, ossia quei terribili tumori che colpiscono principalmente il mesotelio pleurico e caratterizzati da un periodo di latenza che può oscillare tra i 15 ed i 45 anni.  “Il rapporto – afferma Venezia – dedica alla Basilicata una specifica sezione con i dati  aggiornati al 2008 e che registrano in regione 70 casi di mesoteliomi intercorsi tra il 1989 ed il 2008, dei quali il 42,8% riconducibili unicamente all’attività lavorativa svolta. Fattori di rischio individuati nel rapporto – continua il consigliere – sono, oltre ai siti industriali, quelli ambientali quali la presenza di tremolite e ‘pietre verdi’ soprattutto nella zona del Lagonegrese. Non trascurabile è giudicata altresì la presenza di prefabbricati e strutture di soccorso risalenti al sisma del 1980, e realizzati con materiali in MCA (misto cemento-amianto). Venezia evidenzia come occorra urgentemente che la Regione si adoperi nel fornire un “accurato e trasparente” Piano sull’amianto,  essendo, l’attuale registro regionale dei tumori  fermo al 2008 e, “non aggiornata” la mappatura dei siti inquinati. “Sono diversi – afferma il consigliere –  i siti abbandonati al vandalismo, come lo stabilimento della Cemater Materit di Ferrandina, senza contare le decine di discariche abusive denunciate negli ultimi anni.” Al governatore  De Filippo, Venezia chiede nel merito, di “trattare il caso valutando la valenza economica del rifiuto che oggi più che mai deve diventare materia prima secondaria.” Diverse regioni italiane infatti come il Lazio e l’Umbria, hanno proposto per più anni un regime di agevolazioni fiscali per convertire energeticamente i siti contaminati dall’amianto: “la bonifica – ricorda il consigliere FdI – può essere un business se affrontata con la dovuta capacità manageriale.” Resta comunque oggetto di riflessione secondo i dati ISPESL il restante 57% dei lucani “che ha subito l’azione degli agenti cancerogeni per fattori ambientali, quindi occorre far luce al più presto su questo dato incrociandolo con i casi in aumento di tumori polmonari e gastrointestinali, anch’essi connessi alla respirazione di polveri di asbesto.” Secondo il consigliere Venezia  “la politica del Carpe Diem è stata abbondantemente superata e fa parte di logiche arretrate che oggi arrecano danni devastanti alla società lucana che accanto ai mali antichi ed irrisolti quali povertà, emarginazione, disoccupazione, emigrazione ecc., annovera un nuovo dramma: l’inquinamento ambientale e lo stato di malattia”  e riserva al presidente De Filippo la riflessione finale: “non si assuma questa ulteriore responsabilità,  dall’essere il presidente del suffragato rischia il naufragio, con l’intera Basilicata.”