Agricoltura: fabbricati strumentali fuori dall’Imu

21 aprile 2013 | 14:52
Share0
Agricoltura: fabbricati strumentali fuori dall’Imu

In un momento di assoluta confusione della politica in cui le Istituzioni sembrano essere totalmente scollate dai problemi reali del Paese, arrivano i primi segnali positivi che riguardano il settore agricolo.Nella seduta del Senato dello scorso mercoledì 17 aprile  è stata presentata, infatti, la proposta di legge relativa all’esenzione dei fabbricati rurali ad uso strumentale dall’imposta municipale IMU. Soddisfatto il gruppo parlamentare di Scelta Civica che ha appoggiato il primo firmatario del ddl, il neo eletto senatore, Tito Di Maggio, il quale si è fatto immediatamente portavoce con gli altri esponenti del partito – Benedetto Della Vedova, Stefania Giannini, Gianluca Susta, D’Onghia Angela, Aldo Di Biagio ed altri- dei lavoratori di uno dei settori più importanti del Paese e in particolar modo della nostra regione.

Il comparto agricolo in Basilicata da qualche anno rimane impantanato in gravi difficoltà divenendone uno dei più penalizzati, pur preservando un alto numero di addetti e di imprese e con una elevata ricchezza di risorse. Si sforza, infatti, di mantenere inalterato il numero dei posti di lavoro, nonostante le evidenti difficoltà da parte degli imprenditori agricoli. I primi dati ISTAT 2013 parlano chiaro. Mentre nei settori come l’industria e l’edilizia si è avuta una riduzione rispettivamente del 2,7 per cento e del 5 per cento del numero degli occupati, il comparto agricolo ha avuto un esiguo calo dello 0,2 per cento.

Se la proposta sull’esenzione IMU per gli edifici ad uso agricolo diventasse legge, questo, sarebbe solo il primo passo verso la salvaguardia di un settore che va assolutamente rimesso in moto nella nostra regione, considerate le sue grandi potenzialità di sviluppo. Negli utlimi anni, quasi totalmente abbandonato a se stesso dalle politiche regionali, soffre come gli altri settori della crisi economica globale e molte restano, infatti, le problematiche che lo riguardano e su cui dover prendere provvedimenti immediati.

Se da un lato aumenta il numero degli occupati, dall’altro diventa necessario porre rimedio ai problemi che caratterizzano i diversi comparti da almeno un quinquennio: primo fra tutti quello ortofrutticolo, che riguarda tutta l’area jonica e in special modo il metapontino. Crisi da attribuire essenzialmente agli elevati costi di produzione; all’ingresso di merci a costi inferiori dei nostri e coltivate senza alcun disciplinare di produzione; ad una scarsità di cooperazione tra gli addetti ai lavori. Non sta meglio il comparto seminativo con prezzi da fame per le produzioni, come il grano duro. Di una morte lenta è interessata la zootecnìa con costi di produzione e prezzo del latte fermi a cinque anni addietro.

Diventa chiaramente urgente una univocità di intenti che indirizzi l’intero settore e che canalizzi i finanziamenti e gli investimenti pubblici e privati verso un tipo di agricoltura che abbini la innovazione tecnologica alla conservazione delle antiche tecniche di produzione e preservi, in tal modo, le caratteristiche originarie e la qualità dei prodotti.