Stop alla cementificazione dei terreni agricoli

4 marzo 2013 | 17:08
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Stop alla cementificazione dei terreni agricoli

Il consigliere regionale Alfonso Ernesto Navazio ha presentato una proposta di legge  mirata alla “valorizzazione delle aree agricole e al contenimento del consumo del suolo”, contro quel cemento che ogni giorno divora centinaia di ettari di terra.

“La cementificazione del territorio agricolo sta assumendo in Italia proporzioni sempre più preoccupanti. La conferma – spiega il consigliere regionale – arriva dai dati Istat secondo i quali dagli anni 70 al 2010 la Superficie agricola utilizzata (Sau) è diminuita del 28% pari a 5 milioni di ettari. L’evoluzione della Sau registra una tendenza inversa rispetto all’andamento demografico: la Sau diminuisce mentre la popolazione aumenta. La popolazione dal 1950 ad oggi è cresciuta del 28% mentre la cementificazione è cresciuta del 166%”.

La cementificazione, in particolare, si legge nella proposta di legge – è un fenomeno preoccupante: causa l’impermeabilizzazione del suolo, un processo irreversibile che, oltre ad avere un enorme impatto ambientale rendendo le città più vulnerabili nei confronti di frane, alluvioni e inondazioni, sottrae all’agricoltura i terreni migliori sia in termini di produttività sia di localizzazione.

“La salvaguardia della destinazione agricola dei suoli e, ancora prima, il riconoscimento del bene suolo, quale bene comune, non solo sotto il profilo agricolo-alimentare ma anche sotto il profilo paesaggistico e ambientale – spiega Navazio- deve rappresentare un obiettivo di primaria importanza e non più rinviabile, soprattutto alla luce dei dati statistici acquisiti, dai quali risulta la progressiva “cementificazione” della superficie agricola nazionale”.

Ogni giorno in Italia si consumano più di 100 ettari di suolo, un trend negativo e continuo che, dagli anni 70 ad oggi, ha fatto registrare la perdita di 5 milioni di ettari di terreno agricolo. L’abbandono delle terre coltivabili e l’aumento delle aree edificate sono da considerarsi le due principali cause di questa continua diminuzione dei terreni agricoli.

Sempre secondo l’ Istat, emerge come dal 1995 al 2009, i comuni italiani hanno rilasciato complessivamente permessi di costruire per 3,8 miliardi di metricubi (oltre 255 di mc l’anno), di cui l’80% per la realizzazione di nuovi fabbricati (il rimanente per l’ampliamento di fabbricati esistenti) e poco più del 40% per l’edilizia residenziale.  La Basilicata si attesta come la regione con il maggior tasso di incremento di suolo artificializzato con il 19%, seguita dal Molise (17%) e dalla Puglia (13%). A scala provinciale la più attiva è Matera (29%) seguita da Foggia (28%).

La proposta di legge si compone di sei articoli. Le finalità della pdl sono contenute nell’art 1 e riconoscono alla Regione Basilicata il compito di  garantire  il suolo agricolo quale bene comune e risorsa ambientale limitata non rinnovabile, riconoscendone, altresì, come lo spazio dedicato alla produzione di alimenti, alla tutela della biodiversità, all’equilibrio del territorio e dell’ambiente, alla produzione di utilità pubbliche quali la qualità dell’aria e dell’acqua, la difesa idrogeologica, la qualità della vita di tutta la popolazione e quale elemento costitutivo del sistema rurale.

L’articolo 2 provvede a definire la superficie agricola (i terreni agricoli sono tutti quelli che, in base agli strumenti urbanistici vigenti, hanno destinazione agricola, indipendentemente dall’effettiva utilizzazione per l’esercizio dell’attività agricola), il consumo del suolo e gli strumenti di pianificazione territoriale.

Le competenze della Regione per l’elaborazione di politiche per il contenimento del suolo agricolo vengono sancite dall’art 3 attraverso:  una metodologia condivisa di misurazione del consumo del suolo agricolo che abbia come criteri principali il valore agroalimentare e le funzioni del suolo stesso, nonché l’incidenza delle attività che vi insistono; stabilendo forme e  criteri per l’inserimento negli strumenti di pianificazione previsti dalla normativa regionale di apposite previsioni di tutela del suolo agricolo e introducendo metodologie di misurazione del consumo del suolo agricolo stesso e prevedendo strumenti cogenti per il suo contenimento.

L’articolo 4 introduce meccanismi di incentivazione per il recupero del patrimonio edilizio rurale, al fine di favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, invece che l’attività di edificazione e costruzione di nuove aree urbane.

Il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari è introdotto dall’art. 5. Per un periodo massimo di cinque anni è vietato il mutamento della destinazione dei terreni su cui è stata esercitata attività agricola e che, per essa, hanno beneficiato di aiuto di Stato. Si vuole garantire, inoltre, la conservazione della vocazione agricola dei terreni in questione, evitando che, dopo aver usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola, i terreni vengano, mediante un mutamento della loro destinazione d’uso, sottratti all’attività agricola e investiti da un processo di urbanizzazione.

“Con questa iniziativa legislativa – ha commentato Navazio -si intende dunque limitare il processo di cementificazione delle aree agricole e porre fine a un trend assai pericoloso per gli assetti idrogeologici, la filiera alimentare e, ovviamente, per il paesaggio della nostra Basilicata”.