Scuola come carcere: studenti diffidano il preside

1 marzo 2013 | 15:19
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Scuola come carcere: studenti diffidano il preside

La Rete degli Studenti Medi ha dato già mandato al proprio legale di inoltrare diffida al Dirigente Scolastico, Sardone, “rea di perseverare con il metodo correttivo” che già in passato l’aveva fatta balzare agli onori delle cronache. Le famose pulizie al cimitero volte a “correggere” gli alunni che avevano abbandonato l’istituto a causa dei riscaldamenti poco efficienti. Questa volta alla luce di alcune segnalazioni da parte dei rappresentanti degli studenti sembrerebbe si sia instaurato “un regime repressivo, che va a ledere i diritti dei ragazzi, arrivando anche a demolire le più elementari garanzie di confronto e rappresentanza”. In alcune circolari sono  segnalati i criteri da utilizzare per la valutazione della condotta degli con appositi tabulati atti a “schedare” il comportamento degli studenti stessi.  E’ stata negata – sottolinea ancora la Rete – senza motivazione formale espressa, la possibilità agli alunni di riunirsi in assemblea d’istituto o peggio ancora sono affidati compiti a loro non spettanti, come ad esempio la sorveglianza dei propri compagni di classe durante l’assenza dei docenti, assumendosene anche la “piena responsabilità” oltre a subire ripercussioni sul voto di condotta in caso di incidenti. E ancora gli esponenti della rappresentanza studentesca sono stati colpiti con valutazione di condotta tra il 2 e 3 per le idee e le azioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni ed un rappresentante è stato addirittura costretto a fare mea culpa scrivendo una lettera di “pentimento” indirizzata al la dirigente per poter essere riammesso a scuola dopo la sospensione inflitta. Quanto ai diktat ed ai provvedimenti la Sardone obbliga i ragazzi sotto il ricatto della sospensione – denuncia la Rete – ad occuparsi della pulizia dei servizi igienici del carcere minorile di Potenza o ad eseguire lavori di manutenzione nel cimitero comunale ed attività di riqualificazione ambientale in genere senza regolare convenzione con i soggetti coinvolti. La Rete ormai sul piede di guerra sta valutando anche l’opportunità di inoltrare denuncia alla Procura della Repubblica ed invita gli studenti dell’IPSIA “a rialzare la testa e a lottare, uniti, per la dignità ed propri diritti” chiedendo anche ai i soggetti esterni alla scuola di non “prestarsi allo sfruttamento e all’umiliazione degli studenti rendendosi complici di questo modus operandi”.