Ospedale di Melfi abbandonato a se stesso

12 marzo 2013 | 12:08
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Ospedale di Melfi abbandonato a se stesso

Le vicende della sanità lucana non finiscono mai di stupire. Sono passati appena sette mesi dall’approvazione del piano della salute. Ma nulla è cambiato. Solo roboanti dichiarazioni, interventi colti e poche risorse accantonate. Sapevamo delle difficoltà, delle questioni e problemi accumulati: umanizzazione, riorganizzazione, integrazione ospedale e territorio. Ma non si può abbandonare un ospedale a se stesso! Contando solo sulla buona volontà degli operatori .

L’ospedale di Melfi ha incrociato l’ossimoro “più si riforma e meno si cambia”. Un paradosso che trova la sua giustificazione nei comportamenti di questi mesi, quali ad esempio le delibere del direttore generale  dell’Azienda Sanitaria locale di Potenza di fine anno. Una per tutta. Quella di approvazione del Piano Attuativo Locale anni 2012-2014, che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe essere lo strumento fondamentale di pianificazione delle attività delle Aziende operanti nel sistema sanitario regionale. Quindi non solo declinazione operativa degli obiettivi fondamentali indicati dalla Regione ma anche attuazione delle strategie aziendali. Superando le prime duecento pagine troviamo una elencazione di buone intenzioni. Per gli altri presidi, non certo per l’ospedale di Melfi!

Non sono previsti investimenti strutturali significativi, non sono previsti investimenti tecnologici di rilievo per un ospedale per acuti! Qualche strumento radiologico, lavapadelle, letti di degenza ed a mala pena un defibrillatore!. Sono presenti molti locali fatiscenti, gli ascensori vengono sempre più spesso usati per lo sporco ed il pulito, le infiltrazioni di acqua sono visibili, ecc… La vicenda eliosuperfice è ferma. Anche per quest’anno l’ospedale non usufruirà del servizio previsto in tutta la regione per il periodo marzo-settembre! La ormai famosa gara di appalto per l’ampliamento è confinata nelle beghe giurisdizionali.

Vogliamo  parlare dell’ organizzazione? Il 31 dicembre scorso si  approva la rimodulazione organizzativa dell’UOC di Medicina Generale e della UOC di Pneumologia del Presidio Ospedaliero di Melfi, facendo riferimento a futuri “redigendi” atti aziendali. Hanno la sfera di cristallo. Ma intanto il servizio viene rinviato. Il presidio ospedaliero invece di incrementare l’offerta di servizi si vede sopprimere la unità operativa di pneumologia (che ha fatto registrare numeri importanti in termini di ricoveri e tipologia di trattamenti, ad es. Ventilazione invasiva etc,) mentre, altrettanto, non si fa in altri ospedali dove al momento non vengono ancora rispettati gli standard nazionali.  Paradossalmente, l’ospedale ha avuto una riduzione del posti letto rispetto alla somma dei due ospedali (Melfi e Venosa) del vecchio ambito territoriale presentando inoltre le croniche carenze di personale.

Ancora due esempi: la mobilità interna Melfi_Venosa non si è ancora avviata e la diagnostica di laboratorio nel presidio di Melfi non è presente per H24. Per non parlare della carenza di personale medico dedicato o di recuperi di ambienti. È un ospedale per acuti? Riforma per antonomasia vuol dire cambiamento; se si riforma si dovrebbe cambiare, se niente di fondamentale cambia allora vuol dire che non si è riformato. Semplici considerazioni da manuale. Non basta gestire bene, non basta razionalizzare le numerose incongruenze che esistono nel sistema, perché se non cambiano i modelli,  il sistema è comunque disarcionato dal cambiamento sociale e culturale. Nel piano della salute c’era una parolina magica che veniva sussurrata: compossibilità. Una parola che apriva nuovi scenari, che fa di una metodologia un approccio significativamente innovativo. Ci chiedevamo se ne saremmo stati all’altezza, al netto delle risorse finanziarie e dei legami clientelari. Invece no. Tutto continua come prima. Anzi peggio di prima. Nell’indifferenza degli attori politici che amministrano la città.

Alfonso Ernesto Navazio, consigliere Regione Basilicata