Fenice, di fronte al silenzio delle istituzioni i cittadini denunciano

18 marzo 2013 | 18:23
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Fenice, di fronte al silenzio delle istituzioni i cittadini denunciano

Sono trascorsi esattamente quattro anni dal marzo 2009, data in cui è stato reso pubblico l’inquinamento delle falde acquifere causato dell’inceneritore Fenice-EDF. Da allora, con cadenza bimestrale, sul sito web dell’Arpab vengono pubblicate le tabelle che riportano i livelli fuori norma di sostanze altamente cancerogene come: Ferro, Manganese, Nickel, Floruri, Cromo VI, Arsenico, VOC, ecc…

Un ambiente devastato da oltre 10 anni! Una devastazione della quale ancora non si conosce la reale portata e né tanto meno l’estensione del territorio interessato. Così come sono ancora ignote le conseguenze per l’agricoltura e per la salute delle popolazioni che in quella zona ci vivono e ci lavorano. Quattro anni di conferenze di servizi, tavoli tecnici, discussioni e pareri che a tutt’oggi non hanno portato alcun risultato tangibile se non il rigetto di un piano di bonifica definito “carente”.

Il 14 marzo scorso presso il Comune di Melfi si è tenuta l’ennesima conferenza di servizi disertata dal “soggetto obbligato”, Fenice-EDF. Conferenza nella quale si è discusso della possibilità di utilizzare liquidi traccianti per stabilire se ancora vi possano essere perdite di sostante inquinanti dall’inceneritore. Perdite, in realtà, dichiarate risolte da Fenice-EDF nell’analisi di rischio approvata ad aprile 2011. Si brancola nel buio con l’unica certezza della presenza di inquinanti nelle falde acquifere, chiara conferma della totale inefficacia del sistema di Messa In Sicurezza in Emergenza (MISE) posta in atto dall’azienda che gestisce l’inceneritore.

Una situazione che alimenta angosce, paura e rabbia di una popolazione che assiste inerme ad un deprecabile balletto di carte. Per questi motivi Comitato “Diritto alla Salute”, E.H.P.A. Associazione per la tutela dell’Ambiente e della Salute Basilicata, Matera Città Plurale, Radicali Lucani, Verdi Basilicata per la Costituente Ecologista e WWF Basilicata chiedono a gran voce un immediato ed improrogabile intervento della magistratura lucana.

Alle Procure di Potenza e Melfi è stato indirizzato nei giorni scorsi un esposto nel quale sono indicate le ragioni per la richiesta del blocco dell’attività, intervenendo in subordine agli enti ormai in situazione di stallo imbarazzante. Ci auguriamo che almeno i magistrati, mutuando l’esempio della Ilva di Taranto, abbiano la giusta fermezza e la consapevolezza che la gravità della situazione richiedono.

Nicola Abbiuso, p. Comitato “Diritto alla Salute”