Eni-Saipem, la coppia pericolosa

12 marzo 2013 | 11:22
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Eni-Saipem, la coppia pericolosa

Vi raccontiamo di una vicenda molto grave. Qui una sintesi. Il servizio completo, con tutti i dettagli e i documenti lo troverete sabato prossimo sul numero 71 del giornale digitale d’inchiesta Basilicata24. I documenti dimostrano che ENI-Saipem non rispettano le regole della sicurezza, in nome del dio denaro. In tal modo metterebbero a repentaglio vite umane. Nelle attività petrolifere sembra che violare le regole nazionali e internazionali sia la regola.

Non solo, Eni-Saipem in alcuni casi chiuderebbero la bocca ai loro dipendenti che cercano di denunciare questi misfatti, licenziandoli. La vicenda riguarda le perforazioni a mare, che pure ci interessano, ma illustrano l’approccio che probabilmente utilizzano anche alle attività a terra.

Il capitano licenziato

Gianni Franzoni 60enne, già dipendente ENI, è un capitano marittimo e tecnico esperto di mezzi navali che nel corso della sua lunga vita professionale e durante lo svolgimento delle sue mansioni ha riscontrato numerose irregolarità tecniche e di certificazione sui mezzi petroliferi della Saipem in cui lavorava. Il capitano Franzoni ha denunciato allora questa scellerata politica dell’ENI-Saipem segnalando tutte le irregolarità che aveva registrato, alla direzione della Saipem in una relazione riservata e interna. Come ringraziamento Franzoni è stato prima esonerato e poi licenziato, assieme ad un suo collega che aveva rilevato certificati falsi per gli operatori subacquei impiegati nei progetti Saipem.

Gianni Franzoni ha presentato prima le sue denunce all’interno della Società come da codice etico di Saipem ed ENI, ha scritto ai garanti e a chi dovrebbe per legge verificare il tutto con gli AUDIT- INTERNI. Una denuncia mirata e comprovata da documenti e testimonianze dei Comandanti dei mezzi e dei tecnici di terza parte e infine ha inviato una lettera aperta a Paolo Scaroni. Ha poi presentato denuncia alla Procura.

Le violazioni

Saipem è una Società S.p.A al centro di innumerevoli violazioni alla legge 231/2001. Di proprietà al 43% dell’ENI, azionista di maggioranza. Secondo i rapporti di Franzoni, Saipem eseguiva operazioni navali, di perforazione petrolifera e lavori industriali in acque profonde, senza il personale idoneo, in violazione alle certificazioni emesse, o senza i certificati necessari richiesti dalla legge e normative internazionali per non dovere ristrutturare e aggiornare le proprie infrastrutture mettendo a rischio lavoratori e l’ambiente e depauperando il valore di asset della società. Li eseguiva senza certificati o con certificati artefatti in violazione alle normative vigenti previste dal codice ISM. (International Management System) dal diritto mercantile e codice della navigazione, dalla 231 e dal codice etico Saipem ed ENI.

Spiega Franzoni che” … se non ci fosse la compiacenza degli enti ispettivi, RINA-BV- DNV- ABS che certificano tutti gli impianti sia On Shore che Offshore perché pagati , così dice la legge, dalla stessa società che ispezionano, creando così che il controllato paga il controllore, ENI e Saipem non avrebbero una convenienza finanziaria nell’impresa. La norma, che ha un senso per le navi e gli armatori privati, trova una forte illegalità quando si entra nel campo delle installazioni petrolifere.”

Come funziona la macchina delle violazioni

E’ sempre Franzoni a spiegare: “Di fatto, una petroliera o una nave di linea o una porta-containers cambiano nolo e noleggiante quasi ad ogni viaggio. Si confrontano con il mercato, e le compagnie di noleggio, che in base alle nuove norme Internazionali sono responsabile se scelgono un “cattivo” trasportatore o navi obsolete, obbligano i trasportatori ad essere sempre in ordine e ben certificate altrimenti perdono il nolo in favore di navi e armatori più efficienti.

Saipem lavora per ENI, che non effettua nessun controllo, chiude volentieri un occhio, perché sa che se chiede mezzi veramente efficienti avrebbe un’impennata nei costi e forse non potrebbe noleggiare da Saipem che se va a lavorare per i privati dovrebbe rifinanziare tutta la sua flotta. Gli altri noleggiatori internazionali sanno della cosa ma noleggiano Saipem perché comunque è una società Leader e quindi davanti ad un giudice facilmente riuscirebbero a declinare le responsabilità e perché si fidano delle carte e delle ispezioni fatte dagli enti di classe  che per non perdere  l’importante cliente  chiudono volentieri gli occhi tanto alla fine sfuggire alle regole è facile, basta dire che al momento dell’ispezione si era in regola o che l’ispettore ha agito in buona fede. La bandiera Ombra e la legge dello stato di comodo garantiscono l’immunità all’ispettore e quindi Saipem ed ENI accettano la responsabilità in cambio di un vantaggio economico e mettendo a rischio le persone imbarcate, i pozzi, il territorio. Se si facesse scrupolosa indagine sulle certificazioni, Saipem ed ENI, sarebbero costrette ad usare attrezzature più idonee e costose, mezzi più aggiornati e non con oltre 50 anni di vita, dovrebbero usare pezzi di ricambio originali e non fomentare il sottobosco delle attrezzature false e copiate ( Abbiamo usato anche “grilli” (maniglioni) CROSBY originali americani comprati a Singapore che si piegavano alla metà della portata prevista (Falsi d’Autore). Una illegalità che porta inquinamento, pericolo, morte.

L’inchiesta completa con tutti i dettagli e i documenti sarà pubblicata sul numero 71 del giornale digitale Basilicata24 del 16 marzo prossimo.