Lettera ad un rivoltoso dei miei stivali

10 febbraio 2013 | 19:28
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Lettera ad un rivoltoso dei miei stivali

Che cos’è la rivoluzione? Sparare al cosiddetto nemico, tirare bombe sui palazzi del potere? Uccidere l’avversario? No, è evidente. Magari la rivoluzione è rovesciare il sistema con l’impeto delle folle, dalla mattina alla sera tutto cambia, chissà se in meglio o in peggio. Forse la rivoluzione passa attraverso una guerra civile, più o meno lunga, più o meno breve. Nella storia sono poche le rivoluzioni degne di considerazione, molte le rivolte. Rivolte spesso vacue generate dalla pancia più che dal cervello. Tragedie che hanno provocato vittime inutilmente, che hanno peggiorato le cose. Fuochi di paglia. Incendi di rabbia e niente altro. Eppure chi vuole cambiare il mondo, la sua città, il suo Paese deve fare la rivoluzione, sempre. Quale rivoluzione? Esiste una forma di rivolta stupida che è quella di votare ogni volta un partito o un candidato diverso. Poi nulla cambia. Scegliere con il voto è una forma di rivolta che, in questo Paese, non ha mai generato riforme significative. Esiste una forma di rivoluzione che richiama noi stessi al sacrificio e al coraggio. La coerenza. Ecco, la coerenza è rivoluzionaria. Hai fatto delle scelte rischiose per la tua vita e per le tue tasche? Si? Allora sei un rivoluzionario che può dare una mano agli altri. La rivoluzione è rimetterci la pancia per salvaguardare la dignità. La rivoluzione è rifiutare i soldi quando ne hai bisogno. Ma proprio non ci riesci a rinunciare a quel contributo, vero? La rivoluzione è rifiutare un aiuto interessato nei momenti più difficili. Proprio non ci riesci a rinunciare a quella prebenda che serve a darti luce nel convegno? Troppo facile protestare contro il governo che ti paga ogni mese. Troppo facile rivoltarsi contro il potere quando sai che il tuo stipendio non lo tocca nessuno. Bravo, continua a criticare il potere sui social network, continua a fare il ribelle delle mie palle. La rivoluzione prima di tutto devi farla verso te stesso. Altrimenti nulla mai cambierà, come nulla mai è cambiato in 40 anni. La rivoluzione non è un gioco, è un impegno che richiede un prezzo. Se questo prezzo non sei disponibile a pagarlo, se non  hai il coraggio di rimetterci, per favore togliti dalle palle. E lasciaci lavorare.