La Tito-Brienza nell’anagrafe delle grandi incompiute

Il programma di lavori del sesto lotto della variante Tito-Brienza, per un importo di oltre 125,7 milioni di euro, è la prima “grande incompiuta” inserita nell’Anagrafe dei lavori pubblici progettati in Basilicata e mai portati a termine. Lo sottolinea il segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma riferendo che il sindacato degli edili della Uil sta lavorando all’Anagrafe da consegnare a tutte le Pubbliche Amministrazioni. Per la Tito-Brienza siamo fermi alle dichiarazioni dell’amministratore dell’Anas Pietro Ciucci, il 23 aprile 2012, in occasione della cerimonia di apertura al traffico delle nuove opere infrastrutturali sulla A3 Salerno-Reggio Calabria (il nuovo svincolo di Lauria Nord e due nuovi chilometri di autostrada). E’ il caso di ricostruire gli ultimi passaggi di una delle tante “grandi incompiute” del Sud. Il Piano Sud, nell’agosto 2011, stabilisce dopo oltre un ventennio di attesa, che c’è il finanziamento disponibile: 125,7 milioni (di cui Fondi Fas 29,7 milioni). Questa la scheda tecnica: “E’ un’arteria strategica per i collegamenti tra il capoluogo di regione, la Val d’Agri e l’intera area del Sud della provincia di Potenza. La variante di Brienza permetterà di evitare il centro abitato, percorso anche da mezzi pesanti e area di transito di un costante flusso di veicoli. Il progetto, con un finanziamento pari a 125,70 milioni di euro, realizzerà un by pass al centro abitato e un rapido collegamento con la Fondovalle del Noce e l’Autostrada A3. Consentirà, inoltre, di risparmiare 10-15 minuti sulla percorrenza della strada. Tempi di realizzazione: 5 anni.”
Sempre nel Piano Sud c’è anche il progetto di lavori Strada statale 95 Tito-Brienza – Svincolo Tito e adeguamento svincolo Satriano. Costo in milioni 27, finanziamenti disponibili 0,5; di cui Fondi Fas 0,5. Questa la scheda tecnica: “Iniziata la progettazione per la costruzione di due svincoli sulla ss 95 per collegare alla strada l’abitato di Tito ed eliminare l’intersezione a raso semaforizzata nell’innesto della strada Isca Pantanelle. Gli obiettivi sono quelli di ridurre i tempi di percorrenza (di cinque minuti in entrambi i casi), ridurre i rischi di incidenti e innalzare il livello dei servizi. I due progetti, se finanziati, potrebbero essere realizzati nell’arco di quattro anni”.
Nelle ultime settimane – evidenzia Palma – si dà per “cosa concreta” lo sblocco dell’intricata matassa tecnico-procedurale-burocratico-amministrativa ma gli annunci dell’amministratore Anas sono solo un ricordo mentre i cittadini e i lavoratori edili continuano a chiedersi i veri motivi dei ritardi accumulati negli anni.
La nostra iniziativa – continua il segretario Feneal-Uil – si pone l’obiettivo centrale di affermare il principio di semplificazione amministrativa e razionalizzazione delle procedure tecnico-amministrative-burocratiche e di favorire l’interscambio di informazioni fra le amministrazioni appaltanti lavori pubblici. Non si sottovaluti – aggiunge Palma – che la Basilicata ha il primato negativo tra tutte le regioni italiane per i tempi di attuazione degli interventi infrastrutturali con 5,8 anni necessari, in media, dal progetto dell’opera al taglio del nastro. E’ una maglia nera che ci assegna una fonte autorevole quale l’Uver (Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici) del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica e che richiede più di qualche azione per accelerare il processo di sburocratizzazione della macchina tecnico-amministrativa della P.A. in Basilicata in materia di lavori pubblici. Nel rapporto 2011 dell’Uver – riferisce ancora il segretario Feneal-Uil – i 5,8 anni sono così calcolati: 2,7 anni per la progettazione, 0,6 anni per l’affidamento, 2,5 anni per l’esecuzione dei lavori. La graduatoria complessiva, ottenuta ponderando le tre graduatorie con i pesi medi di ciascuna fase rispetto alla durata totale, rivela che nel complesso Basilicata e Sicilia sono le regioni che manifestano le maggiori criticità con riferimento ai tempi di attuazione degli interventi, con ritardi che superano di oltre il 20 per cento la media nazionale”.