Sostenere asse Lega-Berlusconi con lista meridionale è tradimento

7 gennaio 2013 | 17:37
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Sostenere asse Lega-Berlusconi con lista meridionale è tradimento

Non sono ancora chiari i contorni dell’accordo tra la Lega Nord e Berlusconi, ma la circostanza è già sufficientemente carica di significati politici, ché non è possibile non valutarla, soprattutto da un’angolatura “meridionale”. Il Carroccio è tremendamente in crisi, di consensi e di credibilità. Una crisi che potrebbe rivelarsi ancor più rovinosa se le notizie che giungono dalla Procura di Roma dovessero confermare col passare delle ore la loro portata dirompente.
Dopo la saga di “The Family”, questa nuova inchiesta giudiziaria potrebbe mandare in frantumi il tentativo mediatico di Maroni di accreditare agli occhi dell’elettorato del nord una Lega finalmente ripulita da balordi e ciarlatani. In questo scenario pericoloso, restaurare l’asse del nord col Pdl potrebbe essere in qualche modo un vantaggio. Non per tornare ai fasti del passato, beninteso, ma per limitare i danni.
Berlusconi, dal canto suo, non è che se la passi meglio: nonostante la massiccia campagna televisiva che l’ha visto protagonista nelle ultime settimane il suo partito rimane ben al di sotto della soglia psicologica del 20%. Due debolezze, insomma, che in questo momento hanno convenienza a stare insieme. Ma il punto non è questo. E soprattutto: chi pagherebbe il prezzo di questo nuovo matrimonio? La Lega di Maroni in questi mesi, per risalire la china, ha rilanciato, persino con maggiore forza rispetto al passato, il tema dell’indipendenza del nord. L’ha fatto proponendo un referendum per la creazione di una macroregione settentrionale, agganciata all’Europa, nettamente distinta dal resto del paese. Di fatto la riproposizione, sotto mentite spoglie, del mito della Padania, sul cui territorio dovrebbe rimanere il 75% delle tasse che pagano a vario titolo i cittadini.
A guardar bene un passo ancora più avanti della previsione contenuta nella riforma sul federalismo fiscale, oggi in parte accantonata, che prevedeva forme di compartecipazione “su base territoriale” al gettito erariale ed una “cassa dei poveri” (Fondo di riequilibrio) per le regioni a ritardo di sviluppo.
Inutile dire che la concretizzazione di questo disegno avrebbe come conseguenza la fine dello stato unitario, o quantomeno il definitivo abbandono a se stesso del Mezzogiorno. Il Mezzogiorno. Qui, da quello che si apprende dalla stampa, ci si accingerebbe a mettere su una lista a sostegno di Berlusconi, per tentare di controbilanciare le forze del centrosinistra almeno al senato. I protagonisti di questa impresa sarebbero i addirittura i governatori meridionali del centrodestra, quelli che, in virtù del mandato ricevuto dagli elettori, dovrebbero governare i rispettivi territori, favorendone l’avanzamento, lo sviluppo.
Che dire? Dopo l’accordo siglato dal Pdl con la Lega, che prevedrebbe anche l’ipotesi del trattenimento al nord dei due terzi del gettito fiscale, un’operazione di questo tipo non potrebbe che essere qualificata come un atto di tradimento nei confronti delle popolazioni meridionali.
A dire il vero di tradimenti di questo tipo ce ne sono già stati nel recente passato: si pensi al voto favorevole, od al silenzio pavido ed acquiescente, dei deputati e dei senatori meridionali sulla famigerata riforma del federalismo fiscale: un’insieme di previsioni che la Lega prima approvò nel cosiddetto “parlamento padano” e poi impose al parlamento della Repubblica. Nessuno alzò le barricate per un atto di vera e propria guerra contro il Mezzogiorno. Tutt’altro: dovemmo sorbirci anche qualche lezioncina sugli effetti positivi che la riforma avrebbe avuto sul nostro sistema di welfare, sulle nostre istituzioni, sulla nostra economia. Il federalismo fiscale ci avrebbe reso più responsabili, si diceva, ammettendo implicitamente, per il piacere dei leghisti, che finora saremmo stati soltanto degli spreconi irresponsabili. Brutti, spreconi e mafiosi. Meno male che a riparare qualche torto ci hanno pensato le inchieste della procura di Milano, ché ad aspettare politici ed intellettuali del sud ancora saremmo inchiodati al complesso di inferiorità.
Ma veniamo all’oggi. Da calabrese e da intellettuale chiedo alla classe politica meridionale del Pdl, ai governatori di centrodestra delle regioni del sud, di rispedire al mittente la richiesta di dare vita ad una lista meridionale di sostegno al ricostituito asse del nord. Qui non è in gioco il risultato elettorale della coalizione d’appartenenza, ma la dignità delle popolazioni che si pretende di rappresentare e governare. E se proprio uno dei governatori in carica volesse metterci la faccia in questa intrapresa proditoria, non lo facesse in nostro nome, dimettendosi immediatamente dal proprio incarico.

Luigi Pandolfi, Saracena, (Cosenza)