Passaggio dei lavoratori Agrobios ad Arpab

25 gennaio 2013 | 10:59
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Passaggio dei lavoratori Agrobios ad Arpab

Il 23 gennaio 2013 nella sede dell’ Arpab si è tenuta l’assemblea dei lavoratori a cui sono stati invitati i segretari regionali delle confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, i segretari della funzione pubblica Cgil, Cisl, Uil, Fials. I dipendenti dell’Agenzia hanno posto numerose questioni ai segretari per capire meglio la vicenda o meglio il “pastrocchio” Agrobios e cioè il passaggio di risorse strumentali ed umane da una società privata ad un ente pubblico. In verità, molte sono state le richieste di chiarimenti, poche e molto confuse le risposte. È semplicemente assurda l’accondiscendenza dei sindacati a tale manovra politica.

È bene ricordare a chi è stato fautore dell’ art.17 comma 5 della legge regionale 17/2011 secondo cui “Il trasferimento delle risorse strumentali avviene a titolo gratuito. Il personale è assunto dall’Arpab e dall’Alsia con contratto di diritto privato nell’ambito del contratto collettivo di lavoro attualmente in godimento senza la costituzione di un rapporto di pubblico impiego”, a chi ha consentito che andasse avanti, e anche ai destinatari della stessa legge che è assolutamente indispensabile saper coniugare il diritto al lavoro con il rispetto delle regole, la legalità, l’uguaglianza; è ora che la giunta regionale e tutti quelli che aspirano a diventare governatori di questa regione facciano propri i principi della Costituzione e capiscano che tutti i cittadini sono uguali e tutti devono avere le stesse opportunità. Ogni rappresentante regionale in quanto eletto dal popolo dovrebbe avere come priorità assoluta quella di risolvere, nei limiti del possibile, le problematiche esistenti utilizzando adeguatamente lo strumento legislativo. Al contrario con la vicenda Agrobios si è assistito alla messa in campo di strategie che di fatto hanno disatteso i principi della Costituzione italiana ed hanno creato sperequazione tra i cittadini lucani.

Siamo nauseati dal “liet motive” sbandierato dai politici e dai sindacati che nascondono dietro lo slogan “tutela del posto di lavoro” la concessione di privilegi.
Non è concepibile come un’azienda già in liquidazione non solo si preoccupa, legittimamente, di tutelare i lavoratori presenti, ma assuma altro personale, tramite co.co.pro. che poi viene trasferito in un ente pubblico.

Oltre il danno la beffa. L’Arpab, quale pubblica amministrazione è soggetta alla spending review. Forse nessuno di noi (speriamo) verrà messo in mobilità, ma con il taglio della spesa ci precludono importanti istituti contrattuali quali per esempio la formazione. Il ramo di azienda Agrobios ceduto all’Arpab non è soggetto, invece, ai disposti della richiamata spending review e laddove il loro bilancio sfori la cifra di 2.500.000 euro che la Regione stanzia annualmente, subentra l’Arpab. È un paradosso! Dov’erano i sindacati? Hanno pensato alla nostra tutela o hanno tutelato chi evidentemente, ha un potere contrattuale più forte? Hanno pensato a chi è vincitore legittimo dei concorsi espletati ma non può essere assunto per via della legge Brunetta? La risposta è chiaramente no.

Invitiamo tutti i disoccupati della Regione Basilicata e tutti quelli che stanno per perdere il posto di lavoro a rivendicare l’assunzione nelle Pubbliche Amministrazioni perché abbiamo capito che il concorso pubblico non esiste più, è una chimera! I lavoratori dell’Arpab, oltre a denunciare questa poca chiarezza (per usare un eufemismo), dicono basta alla mortificazione che da anni si perpetua nei loro confronti: un tempo erano gli interinali ad alzare il livello professionale dell’Agenzia, oggi sono i lavoratori dell’ Agrobios che fanno la differenza. Perché nessuno parla della nostra professionalità? I nostri curricula parlano. Dobbiamo forse pensare che mortificare i dipendenti Arpab serva a chi governa la Regione e il nostro ente, per giustificare le manovre poco chiare che vengono fatte. Noi non ci stiamo e lotteremo per riappropriarci della dignità che ci viene, spesso gratuitamente, tolta e per dare una speranza a chi è fuori.
Yes we can.

I lavoratori indignati dell’Arpab