L’espressionismo lirico di Nino Tricarico

29 gennaio 2013 | 18:20
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L’espressionismo lirico di Nino Tricarico
L’espressionismo lirico di Nino Tricarico
L’espressionismo lirico di Nino Tricarico
L’espressionismo lirico di Nino Tricarico
L’espressionismo lirico di Nino Tricarico
L’espressionismo lirico di Nino Tricarico

Desiderio di infinitezza e coscienza del limite. Sarà la vista che si spalanca limpida in alcun punti della sua città a suggerirgli una naturale predilezione mentale per il desiderio di ‘infinitezza’: affacci panoramici su una “corona di montagne” lo colgono di rinnovato stupore “come cerchi concentrici che man mano si allargano e allungano lo sguardo fin verso il mare: quello di Maratea”. D’altro canto, sarà stata la professione di chimico ad avergli reso così facile quel processo di manipolazione della materia che conduce alla scoperta dell’‘essenza’: sulla via della razionalità scientifica procede per sottrazione, scarta il superfluo, mette in luce l’essenziale indagando i misteri della finitezza umana nella consapevolezza di essere appena “un battito di ciglia”. Tra anelito di ‘eternità’ e coscienza del ‘limite’ si muove il ‘pensiero dominante’ di Nino Tricarico tra i fondatori e i protagonisti del gruppo “Il nuovo lirismo italiano” che dall’‘84 in poi riuniva artisti diversi e di diverse parti d’Italia nell’intento di collocare in un’opera lo stupore, l’emozione, il pensiero in una costante tensione poetica tra grevità esistenziale, infinita leggerezza e dedizione estetica. Formatosi nell’ambiente dell’avanguardia napoletana degli anni sessanta, ha risentito dello stimolo di amici, noti esponenti del panorama artistico italiano del dopoguerra come Greco, Guidi, Treccani. Ha esposto le sue opere in tutta Italia e all’estero.

“L’altra faccia del sogno”. Esplicativo del senso della sua personale ricerca artistica il titolo della personale esposta a Potenza, fino al 29 marzo, nella sede dell’Associazione culturale ‘Il Museo e la città’. Tele di grandi dimensioni, disegni e acquerelli su carta, piccole sculture in ceramica, installazioni, reperti–oggetti trovati casualmente “resuscitati a nuova vita e rivelatori di storie ed emozioni”. Un’ampia rassegna della sua vastissima produzione che spazia tra l’uso dei materiali più vari. Colori ad olio, legno, carta e cartone di diverso spessore, fili di ferro, vetro e terra cotta per una resa variegata delle sue straordinarie visioni: celebrazioni del colore e del segno nella loro essenza e naturalezza, rincorsa metafisica di emozioni, stati d’animo, fremiti istintuali, simbologie ricorrenti. La personale dell’artista potentino rende testimonianza di un dialogo incessante dell’anima con l’infinito tra bagliori di colori e asimmetriche geometrie che spalancano prospettive, profondità, misteri. Nella materia pittorica miscela cromie e rugosità di superfici, modula i grigi portando in evidenza piani diversamente scanditi, spalanca vivaci orizzonti di luce e stimola la percezione di spazi, contesti, realtà che si affermano ‘oltre’ la tela.

L’oltre. Porte, finestre, staccionate, quinte di un teatro, soglie che indifferentemente si aprono e si chiudono: delineati con linguaggio informale e rigoroso slancio estetico, sono gli elementi espressivi che rendono estremamente riconoscibile l’arte di Nino Tricarico. Forme simboliche capaci di esprimere il senso dell’‘oltre’ che per l’artista “non è naufragio, ma leggerezza, curiosità”. Non sono né confini né traguardi, ma segni ideali per scavare, capire, interpretare “ciò che sta o che accade nel mondo del proprio tempo”. Non già racconto o assemblaggio della realtà, perché è messa da parte con convinzione qualsivoglia volontà narrativa-figurativa: piuttosto “capacità di pensare il mondo e di arrivare all’essenza della vita”. Tralasciata ogni possibile condizione di tristezza o di angoscia per quella visione di un ‘oltre’ che superi la finitezza dell’esistenza finita e terrena, nell’opera di Tricarico si riconoscono dinamici slanci di entusiasmo: atmosfere assolutamente positive in vista di ‘approdi’, sempre nuovi e possibili. Il limite di volta in volta può cambiare e spostarsi progressivamente in avanti, sfondando di molteplici riflessi il vetro della finestra o rinviando sulla tela a geometriche aperture dominate dal bianco. Utopia o inganno: o meglio, come preferisce l’artista, il sogno della creatività.