Legge Don Uva

19 gennaio 2013 | 18:13
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Legge Don Uva

Sapevamo che la legge regionale sul Don Uva non avrebbe risolto, definitivamente, né i problemi del personale, né quelli dell’utenza e tanto meno della rete pubblico-privata di servizi di riabilitazione”. E’ il commento della presidente di Fenasp Basilicata, Antonia Losacco, alla scelta del Governo di impugnare la legge regionale, ribadendo “l’attenzione che la federazione, alla quale aderiscono centri e ambulatori privati di riabilitazione accreditati al SSR, continua a mostrare per individuare una soluzione definitiva ai problemi gestionali del Don Uva e quindi al personale e ai cittadini, in particolare anziani e malati cronici o affetti da gravi patologie che si rivolgono al Centro del capoluogo. Non si sottovaluti che il problema di tutela dell’occupazione riguarda non solo il Don Uva ma anche i Centri Fkt (fisiokinesiterapia) privati dove siamo in presenza di risorse umane altamente specializzate al servizio dell’intera utenza lucana ed extraregionale grazie alla professionalità acquisita negli anni anche con la frequenza a continui corsi di aggiornamento. E dobbiamo registrare, con amarezza, che i nostri tentativi di “sensibilizzare” i sindacati confederali di categoria su questi problemi che sono del tutto simili a quelli dei lavoratori del Don Uva, non hanno trovato da parte sindacale lo stesso generoso impegno che si registra già da mesi per il Don Uva. Per questo sosteniamo – dice Losacco – che la vertenza, riaperta anche sul piano dei salari dovuti ai dipendenti e al cosiddetto esubero di personale,  può rappresentare un’opportunità da non sprecare per chiarire ruoli e funzioni delle strutture esistenti e operanti da tempo sul territorio lavorando ad un nuovo modello organizzativo moderno ed efficace.
“I Centri di fisioterapia e riabilitazione funzionale che da anni servono il territorio – evidenzia la presidente di FeNASP – sotto la mannaia delle leggi di assestamento di bilancio giustificate dalla spending review, dagli esosi ticket che i cittadini che scelgono queste strutture sono costretti a pagare, dei tagli di servizi che si ripercuoteranno già nel corso di quest’anno (1 per cento in meno), diversamente da quanto avviene nelle altre strutture di riabilitazione che erogano le stesse prestazioni a tariffe diverse e senza compartecipazione di spesa, potrebbero essere costretti anch’essi a ridurre il personale.
Da tempo FeNASP Basilicata ha chiesto al Governo Regionale (e lo abbiamo ripetuto nell’ultima recente lettera all’Assessore Martorano) di chiarire ruoli e funzioni delle strutture di fisioterapia, recupero e rieducazione funzionale esistenti e operanti da tempo sul territorio, in quanto una serie di provvedimenti, di delibere e di leggi, ha creato un intrico tale che oltre ad essere nocivo e pericoloso per la salute dei cittadini è anche lesivo dei più elementari diritti delle strutture autorizzate, sino a produrre interventi improntati sulla logica inaccettabile dei “due pesi e due misure”. FeNASP Basilicata ha denunciato più volte il sistema di erogazione delle prestazioni di fisioterapia e riabilitazione che si continua a tenere in vita in Basilicata, un sistema ormai superato, obsoleto, non al passo con i tempi e per certi versi dispendioso. E’ tempo dunque di azzerare e ripartire con una nuova organizzazione moderna ed efficace, verso un sistema appropriato il cui obiettivo è rimettere al centro di esso il cittadino-assistito ed i suoi bisogni.