In principio era la Ztl…

30 gennaio 2013 | 18:40
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In principio era la Ztl…

Dissero che la ZTL è una questine di civiltà, che le città senza la ZTL sono retrograde, che si dovevano preservare le piazze dall’assalto selvaggio delle autovetture, e che non si poteva più circolare liberamente nel centro storico senza una congrua regolamentazione del traffico. La mobilitazione degli operatori commerciali fu impetuosa, ma civile, come nel costume di una cittadinanza caratterizzata sempre da toni contenuti, pacati, di chiara derivazione democristiana, pur nell’allarme generale che il provvedimento generava e che le classi imprenditoriali avevano giustamente presagito.

I commercianti del centro avavano visto lungo. Avevano compreso in anticipo che quel provvedimento, varato senza alcuno studio preventivo e senza l’ombra di un qualcosa che possa somigliare al termine “efficienza”, avrebbe sconquassato la già fragile economia cittadina, resa ancor più debole dalla peggiore congiuntura economica del dopoguerra. Ma nonostante le ragioni addotte dagli operatori (e asuccessivamente anche da gran parte dei residenti, che non avevano visto nella pratica quei  vantaggi che speravano di ottenere in via teorica), nessuna azione fu presa dal Ras cittadino, se non il “contentino” di “sistemare” alcune fasce orarie, a cavallo degli orari di pranzo e di cena, probabilmente per accontentare la categoria dei ristoratori, a tutto svantaggio del 90% delle altre  attività economiche del centro. Ad un anno esatto da quello sciagurato provvedimento, i risultati sono i seguenti: chiusura di molte attività economiche (specialmente legate al mondo dei servizi), in una misura mai rilevata con indici così negativi; conseguente perdita considerevole di posti di lavoro (cosa che una sedicente aministrazione di centro sinistra dovrebbe tenere in particolare attenzione); svalutazione degli immobili del centro storico di almeno il 25% – 30% svuotamento dell’area centrale della città, che da cosiddetto “salotto buono” ha finito sempre di più per trasformarsi in un quartiere dormitorio qualsiasi, poco frequentato e ancor meno sentito dalla cittadinanza come l’area della traadizione e del ritrovo sociale e commerciale; piazze principali della città tuttora aggredite regolarmente dalle auto, che non si sono fatte per nulla intimorire dalla segnaletica introdotta (anche perchè la stessa segnaletica non sembra rilevare alcuna irregolarità nei confronti dei contravventori, essendo, inoltre anche posta sul lato sbagliato rispetto a dove sarebbero dute essere poste in essere). Primo fallimento.

Andiamo avanti. Ristrutturazione di Piazza Mario Pagano. La domanda non è: “è più bella o è meno bella di prima”? La domanda è: avevamo davvero bisogno di gettare oltre 2 milioni di euro per recuperare una piazza centrale di un centro storico ormai moribondo? Era questa la reale priorità cittadina? Poi non entriamo nel merito di un progetto letteralmente stravolto, fatto a pezzi più volte e alla fine concluso su deliberato dell’architetto maroscia (l’iniziale minuscola è voluta), mentre ci hanno venduto l’ennesima menzogna di un progetto realizzato da un famoso architetto, che oggi non potrà più dire la verità, perchè è defunto.
Non entriamo nel merito perchè la piazza può piacere o non può piacere, ma quei 14 pali della cuccagna di sicuro sono un recinto più per delimitare il pascolo agricolo che per allargare gli spazi.

Andiamo avanti. Dell'”affare” Tribunale di Potenza e della vicenda Nodo complesso, non voglio entrare per non mettere ulteriore benzina sul fuoco della rabbia che mi esplode dentro, da cittadino costantemente preso per i fondelli da un’amministrazione di nani e ballerine. Lascio a chi legge i commenti del caso.

Veniamo al piano trasporti. A pochi giorno dalla sua introduizione non c’è una categoria sociale – dico una – che abbia espresso un solo commento positivo sul nuovo piano della mobilità urbana. Aumentano i disagi, aumentano i costi per la publica amministrazione, monta l’insoddisfazione e la rabbia del cittadino, incapace di agire sui processi, di argomentare esigenze, necessità. Questa è una città nella quale i provvedimenti calano dall’alto come le tende del sipario di un teatro, e non v’è alcuna preventiva concertazione con le parti sociali, economiche, sindacali, commerciali. Un ennesimo risultato negativo, sotto ogni punto di vista.

Come si chiamarebbero in gergo sportivo queste partite? Vittorie, sconfitte o delle autentiche debacle? Allora mi faccio una domanda.
Ma se i risultati della realizzazione degli interventi di questi signori producono unicamente danni spesso irreparabili (irreparabili, perchè una volta eseguiti i lavori di ristrutturazione urbanistica, non si può più tornare indietro), allora perchè questi continuano in maniera imperterrita a varare provvedimenti che, anzichè migliorare la vita cittadina, la stravolgono fino a farla precipitare in una qualità ed una fruibilità sempre più bassa? Non farebbero meno danni se si limitassero a fare gli amministratori semplicemente accelerando i processi di burocratizzazione, anzichè dedicarsi all’arte ignobile di destrutturare una città e, con essa, le abitudini, le tradizioni ed i costumi di una gloriosa collettività? Quanti piani di sviluppo isterici e privi di condivisione questa amministrazione vorrà ancora mettere in campo, senza preoccuparsi minimamente che gli stessi progetti sono propedeutici soltanto ad un’ingente spreco di soldi pubblici, senza alcuna ricaduta in termini di efficienza sulla collettività? 

Dino De Angelis, portavoce Comitato 13 Ottobre Potenza