Il Pdl può ancora evitare di perdere davvero

25 gennaio 2013 | 10:30
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Il Pdl può ancora evitare di perdere davvero

La composizione delle liste in Basilicata ha semplicemente confermato come una ristretta oligarchia di parlamentari, consiglieri ed assessori regionali, quadri di partito cooptati, insediatasi nei luoghi della politica, ai vertici di partiti sempre meno democratici, tenti di autotutelarsi ed autoalimentarsi,  sopravvivendo a se stessa in ogni caso. Il fenomeno è trasversale, interessa tutte le forze politiche, e, in commistione con un sistema elettorale che limita le scelte sui parlamentari, alimenta lo scollamento tra politica ed opinione pubblica, e per molti versi le reazioni di protesta qualunquista. Il fenomeno assume un carattere straordinario per quanto riguarda il Pdl che ha visto infrangersi l’accrocchio tra consiglieri regionali e parlamentari nel quale si era risolto, dopo le regionali del 2010, il problema della linea di comando del partito. La rottura con gli eletti nelle liste collegate al Pdl, che li ha consegnati (anche se con dubbio valore estetico da parte di questi ultimi!) al centrosinistra, l’abbandono del partito da parte di circa la metà dei candidati nella lista regionale, la celebrazione di congressi farsa che, ad esempio, in provincia di Potenza, in nome di un solo sbandierato rinnovamento, si è ridotto a scegliere uomini buoni per tutte le stagioni, l’entrata in crisi delle poche amministrazioni locali nelle quali il PDL era in maggioranza, la costante diaspora di dirigenti ed amministratori culminata con la fuoriuscita di coloro che hanno dato vita a Fratelli d’Italia (anche se il suo fondatore è stato  protagonista di tutti gli accordi con chi criticava violentemente, attingendo a piene mani nomine per parenti, collaboratori e clienti), rimandano un quadro non proprio esaltante sullo stato di salute del partito, e sulla lungimiranza politica di chi fin’ora lo ha gestito in splendida solitudine. Appare evidente che il problema di maggiore rilevanza, oltre che quello della complessiva credibilità di una intera classe dirigente, è quello della partecipazione e della mobilitazione che, in una vicenda elettorale governata da un sistema elettorale senza preferenze, assume un valore dirimente per il conseguimento di un risultato utile. Date le condizioni attuali, appare legittimo ipotizzare che le prospettive politiche ed il risultato elettorale potrebbero essere  negative ed ulteriormente penalizzanti per il partito, più che per i suoi candidati. C’è un modo per cercare di allontanare una simile eventualità? Tra le altre possibilità crediamo che una possa rivelarsi risolutiva. Il Coordinatore Regionale ed i due Coordinatori provinciali rassegnino immediatamente le dimissioni dagli incarichi, ed Alfano proceda altrettanto immediatamente a nominare nuovi vertici del partito locale che non siano parlamentari, consiglieri regionali e provinciali in carica. Ciò darebbe il senso che gli attuali vertici politici, tutti peraltro direttamente interessati alla vicenda elettorale, non sono interessati solo ai propri destini personali, e non hanno necessità di occupare ogni possibile spazio politico per evitare che qualcuno insidi le loro posizioni preminenti e dominanti. Potrebbe contribuire a dimostrare  che è possibile allargare l’ambito della partecipazione e della responsabilità della guida politica, e non limitarla solo e sempre agli eletti, con una differenziazione di ruoli che tornerebbe utile anche alla azione politica. Potrebbe determinare le condizioni di una più ampia e diffusa partecipazione e mobilitazione, e, perchè no, anche più di qualche entusiasmo, rendendo concreta la speranza di un partito finalmente contendibile, e, quindi, dando un senso ad una militanza politica, sperando che questo sia sufficiente ad infondere il necessario slancio ad una campagna elettorale che non ci sembra si prospetti particolarmente attrattiva. Scelte fatte in senso diverso avrebbero solo il senso del tentativo estremo di tutelare ad oltranza rendite di posizione (che peraltro si vanno sempre più assottigliando), e confermerebbero che i consiglieri regionali ed i parlamentari ritengono di essere assolutamente autosufficienti ed in grado, da soli, di garantire il risultato elettorale, anche ad onta della fortissima domanda di partecipazione e coinvolgimento che proviene dalla base dell’elettorato e degli iscritti, rimasta fin’ora inascoltata. Sia bene inteso, tutto ciò è legittimo e rientra nella assoluta libertà di scelta di ciascuno, che incontra un unico limite nella responsabilità che all’indomani delle elezioni chi quella scelta ha operato non potrà che assumersi. In tal caso, e nella eventualità che si continui a coltivare una prospettiva utilitaristica ma miope, non rimarrebbe che formulare gli auguri di buon lavoro a i candidati e di buona fortuna ad un partito che meriterebbe ben altre aspirazioni.

Camillo Naborre, vice coordinatore regionale Pdl