Enzo De Filippo, artista per missione

23 gennaio 2013 | 12:20
Share0
Enzo De Filippo, artista per missione
Enzo De Filippo, artista per missione
Enzo De Filippo, artista per missione
Enzo De Filippo, artista per missione
Enzo De Filippo, artista per missione
Enzo De Filippo, artista per missione

L’eredità artistica di Eodo. L’euforia di squarci di luce sulla tela che scompongono il colore e variamente nature morte, visi, paesaggi marini, orizzonti lucani, scene di vita. Il continuo transfert dinamico tra dimensione onirica, espressività iconografica e profondità del campo visivo. Lo sguardo-fanciullo sul mondo, genuino, giocoso. E’ ciò che rende straordinariamente riconoscibile Enzo De Filippo, in arte Eodo: artista di Lagonegro, conosciuto in tutta Italia e all’estero. Uno dei pochi che si possa definire ‘artista puro’ perché per tutta la sua vita ha dipinto a tempo pieno e ha vissuto di sola arte. E’ venuto improvvisamente a mancare il 10 settembre 2012 lasciando sconcertati il mondo dell’arte e della cultura, i suoi tanti estimatori, i suoi amici. La sua eredità artistica si compone di una vastissima produzione che parte dal 1974 e soprattutto di una visione: l’arte come unica ragione di vita.

La mostra a Marsico nuovo: un prezioso incontro. Traspone sulla tela la sua concezione vivace, ironica e luminosa della vita e dell’arte: “un gioco in cui non esiste né tempo e né spazio”; “una ricerca continua in cui non si finisce mai di imparare”; “nella vita come nell’arte bisogna sempre mettersi in gioco. E io sono appena all’inizio”. Oggi, ad alcuni mesi dalla sua scomparsa, risuonano di sapore beffardo quelle sue parole pronunciate in un’amichevole chiacchierata di un pomeriggio d’estate, in occasione della sua ultima esposizione a Marsico nuovo. In quella piccola personale ritornavano evidenti i temi a lui più cari: Totò, il pagliaccio, l’uso di colori fluorescenti per splendidi nudi femminili, scene di ordinarie condizioni svantaggiate osservate con sguardo lieve, luminosamente scomposto, capace di non far mancare la possibilità di ridere. Ed è rimasto vano quel suo desiderio, espresso in quella stessa circostanza: mancando da Potenza da circa vent’anni – aveva raccontato – proprio nel capoluogo lucano avrebbe voluto la sua grande antologica con le oltre 200 opere che compongono la sua produzione. Quell’uomo panciuto, dai capelli e dai baffi bianchi si era lasciato andare ai ricordi mostrando raccolte di articoli di giornale e vecchi album fotografici: istantanee di quando dipingeva sui suoi stessi abiti, sulla sua Citroen Cs e si era fatto i baffi alla Dalì nel tentativo di dare affermazione alla sua più vera convinzione: “per il pittore ogni giorno è carnevale: non può frenare quello che è. E io sono un quadro in movimento”.

Umiltà e geniale consapevolezza di sé. Nonostante i limiti del contesto locale, ben poco incline ad accettare e riconoscere il talento, dalla sua Lagonegro non si è mai distaccato, se non per brevi periodi in occasione delle sue innumerevoli mostre in lungo e largo per l’Italia e all’estero: come a Berlino, Praga, Cracovia, New York, Dallas, Hannover, Tokio, Sidney e tante, tante altre. Eppure quel ‘luogo’ remoto della Basilicata, come sospeso tra mare e montagne, è stato forse l’elemento fondante della sua sensibilità e attività creativa per la luce, gli scenari, l’umile e composto sentire. Facendo della stima degli altri condizione tutt’altro che necessaria Eodo non ha mai perso di vista la sua ‘missione di vita’ senza far venir meno la sua straordinaria umiltà: “vengo dal nulla e nessuno mi ha mai dato nulla” aveva raccontato con un ghigno di consapevolezza in quel prezioso incontro a Marsico nuovo, pur lasciandosi andare ad un piccolo accenno polemico definendo i galleristi “il cancro di tutti noi pittori”. Perché di avere una certa “energia nelle mani” Enzo De Filippo ne è sempre stato consapevole e non ha certo aspettato i premi e i riconoscimenti: tanti, tantissimi che nel tempo sono arrivati. Sin dalle sue primissime produzioni artigianali su piatti e bottiglie si sentiva “un vulcano pronto ad esplodere da un momento ad un altro”.

Il ricordo di chi lo ha conosciuto. “Disegnatore, acquarellista, abile ritrattista, ma soprattutto pittore per mestiere e per missione”: è quanto afferma Simona Lopardo, storica dell’arte e sua grande estimatrice ed amica. Racconta di aver conosciuto Enzo De Filippo “una sera d’agosto del 2008 a Sasso di Castalda, in una sala dell’ex municipio che il Comune gli aveva concesso per esporre i suoi quadri. Vidi le sue opere per la prima volta – racconta – e mi apparvero come tanti pezzi diversi di un pensiero profondo, complesso, sofferto e gioioso al tempo stesso, spirituale, passionale. Istinto e passionalità sono le componenti primarie della sua pittura. Aveva creato i suoi stereotipi e li aveva storicizzati all’interno di un linguaggio estremamente passionale col quale egli aveva affrontato tutti i temi dell’esistenza, marcando spiritualità e umanità attraverso linee e colori, elementi base della sua ricerca, in maniera del tutto personale. Pittore di Dio, della Vita, della Patria, della Sofferenza umana, direttamente ispirato dall’anima della sua terra, lascia un’opera immensa in Italia e nel mondo che ci riempie gli occhi e il cuore.