Contro il low cost più strutture polifunzionali

26 gennaio 2013 | 11:18
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Contro il low cost più strutture polifunzionali

Il monitoraggio effettuato nel Materano dall’Associazione Cittadinanzattiva, in collaborazione con sigle sindacali, con la conclusione che anche i cittadini di Matera e del Materano, secondo una tendenza diffusa in tutto il Paese, preferiscono strutture sanitarie polifunzionali, ci conforta nella scelta, che è elemento essenziale della nostra strategia associativa, di estendere e qualificare servizi e prestazioni di poliambulatori e singole strutture private accreditate al Servizio Sanitario Regionale, mettendoli in rete”. E’ il commento di Michele Cataldi, presidente di Sanità Futura, che evidenziando l’esperienza di Polimedica a Melfi, una struttura sanitaria, fatta di risorse umane e mezzi che si è data anche il compito di aiutare a comprendere gli aspetti della salute offrendo la competenza di un’assistenza sanitaria specializzata, specie attraverso il Progetto “Prenota Salute”, con la parola d’ordine “caring people” (badare-curare la gente) sottolinea che “è questa in particolare la risposta più efficace al crescente fenomeno “sanità low cost”. Si tratta di pacchetti di esami a prezzi speciali sono offerti dalle grandi strutture, ma anche i singoli medici o i piccoli studi associati giocano la carta dello sconto per attrarre i pazienti. In ogni parte di Italia. Anche se in certi casi – continua Cataldi – ci si chiede ancora se sia davvero possibile offrire prestazioni di qualità a basso costo e quindi usufruire di questi sconti senza rischi per la salute”.
Secondo uno studio di Sanità Futura dedicato al fenomeno della sanità low cost si registra anche nella nostra regione un aumento di attività del 25-30 per cento all’anno. Per la spesa dei lucani il calcolo approssimativo di Sanità Futura è di 2.500-3000 lucani nell’ultimo biennio per un milione-un milione e mezzo di euro. A questi dati fa da contraltare quello del Censis: tra i 40 e i 60 mila lucani rinunciano a curarsi per problemi economici. Il numero dei cittadini della nostra regione che non può permettersi di pagare una visita specialistica, cicli di terapie e cure, di tasca propria, anzi, purtroppo, continua a crescere con la tendenza ad andare a caccia sul web delle offerte sanitarie meno costose.
“Il “vero low cost” – sottolinea Cataldi – è in primis il Servizio Sanitario Nazionale ed è un patrimonio di tutti e un indiscutibile traguardo sociale. Il low cost di cui si parla frequentemente oggi è nato dalle prestazioni non interamente coperte attraverso il Ssn, come quelle odontoiatriche o quelle di natura più estetica. Solo successivamente la crisi economica ha amplificato questo mercato, ponendosi come alternativa al servizio pubblico, che talvolta propone tempi di attesa troppo lunghi, soprattutto per le prestazioni di controllo, mentre la richiesta reale di salute è influenzata marginalmente dalla crisi. Quando si tratta di problematiche importanti diventa fondamentale la scelta della struttura presso cui effettuare le prestazioni. Il paziente sceglie la qualità e la sicurezza. In fin dei conti si tratta della nostra salute!”.
Il paziente è, invece, molto più cauto nel valutare l’opportunità di effettuare prestazioni non essenziali o differibili. Per cui sicuramente risentono delle attuali critiche condizioni economiche le strutture che offrono, in prevalenza, prestazioni accessorie anziché la risposta ad una reale ricerca di diagnosi o ad un controllo efficace di trattamenti o terapie cliniche. Non a caso sono sempre sul tavolo dell’Assessore Martorano le proposte delle strutture sanitarie private accreditate (una cinquantina di poliambulatori specializzati con circa 600 unità lavorative) perché il CUP (Centro Unico di Prenotazione) funzioni sul serio rispondono alle esigenze di ridurre la “mobilità passiva” che pesa sul bilancio regionale per 40 milioni di euro l’anno, alimentando nuovi flussi di utenza lucana che paga il ticket più alto d’Italia verso altre regioni, di ridurre  le liste di attesa che nonostante i passi in avanti delle Aziende Sanitarie sono ancora troppo lunghe e di realizzare l’interazione tra pubblico e privato.
“Il punto di partenza – continua Cataldi – non può che essere l’offerta calante delle prestazioni sanitarie pubbliche per le minori risorse a fronte della domanda crescente da parte dei cittadini. Ticket, superticket, tagli dei fondi sanitari, blocchi dei contratti a strutture sanitarie private accreditate, stanno sempre di più impoverendo i servizi per l’utenza e svilendo la professionalità di chi vi opera. A fronte della crisi sta passando l’idea che non è più possibile garantire la salute per tutti e l’universalità del servizio è in pericolo, con un crinale pericoloso dove l’asticella di chi ha titolo alle prestazioni pubbliche si abbassa sempre di più. Le conseguenze sono scaricate direttamente sulle piccole strutture private che specie in Basilicata sono poliambulatori, centri pluriservizi-prestazioni, vale a dire piccole imprese e non certo le grandi cliniche o i grandi centri di cura delle regioni del Nord. Fino ad oggi in questo mondo della sanità privata c’erano solo due concorrenti: il sistema accreditato, costituito in gran parte dalle strutture convenzionate con il SSN, e il privato “puro” per i cittadini più abbienti.  Adesso con le prestazioni low cost il sistema viene modificato con sempre più cittadini che “scoprono” di poter avere prestazioni sanitarie a basso prezzo, almeno per una prima volta, e non si pongono adeguatamente la questione di garanzia di qualità e professionalità. A noi che facciamo della sanità privata un’impresa di servizio, e come principio etico non per lucrare sulla salute della gente, non spaventa la concorrenza su qualità e professionalità, specie rispetto a strutture, attrezzature, ecc., di cui ci dotiamo con nostri investimenti. Piuttosto non abbiamo alcuna voglia di competere con medici e centri croati ed ungheresi che promettono cure miracolose a poco prezzo”