Cenere e carbone per l’assessore alla salute

5 gennaio 2013 | 12:22
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Cenere e carbone per l’assessore alla salute

Dopo il bilancio dell’attività del 2012 e gli impegni per il nuovo anno fatti ieri in Conferenza stampa – sottolinea una nota dell’Associazione delle strutture sanitarie private accreditate – è un dono scontato perché nella nuova agenda di lavoro 2013 dell’assessore, all’insegna dell’annuncio di “profondi mutamenti”, non abbiamo trovato una sola parola riferita al comparto della sanità privata. L’unico riferimento è alla cosiddetta vertenza Don Uva per la quale non possiamo certo disconoscere l’impegno profuso sia dall’assessore che dal Presidente della Giunta. Invece nessun impegno è venuto sul fronte della rimodulazione dei ticket sulla specialistica ambulatoriale (i tempi restano indefiniti), sulla nostra richiesta di tavolo per il CUP (Centro Unico di Prenotazione) e in generale sugli altri tavoli tecnici di concertazione per affrontare e risolvere, una volta per tutte, questioni specifiche. Registriamo – è scritto nella nota di Sanità Futura – che l’unico richiamo è al lontano evento degli Stati Generali della Sanità lasciando intendere che la consultazione con i soggetti sociali del pianeta salute si è conclusa in quella occasione.
Per noi alcune delle questioni di fondo in emergenza di attenzione che attendono risposta sono:
1. indagine sugli sprechi e azioni conseguenti
2. censimento del contenzioso (tra dipendenti e SSN, tra Pazienti e SSN, tra fornitori e SNN, tra strutture e SSN) con conseguenti azioni per la sua riduzione
3. scommessa sull’azzeramento del saldo di mobilità passiva (accreditamenti di confine e contratti di missione)
4. introduzione delle più innovative modalità di assistenza ambulatoriale per le patologie sociali e croniche (Prestazioni Ambulatoriali Coordinate, Day Service, per i diabetici, gli ipertesi, etc…)
5. implementazione di nuove forme di coofinanziamento del SSR con le energie alternative, con la raccolta pubblicitaria, con la rigenerazione delle attrezzature medicali in luogo dello smaltimento speciale, etc…
6. esternalizzazione delle prestazioni sanitarie in ADI attraverso le strutture private accreditate
7. recepimento delle linee guida sulla riabilitazione rimarcando il diritto di libera scelta del luogo di cura da parte del cittadino

Continuiamo a chiederci: se la Regione Basilicata produce norme e delibere in materia di autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie prevedendo regole e trattamenti diversi a seconda che si tratti di strutture private o di strutture pubbliche oppure emana proroghe in sanatoria per alcune dimenticandosi delle altre, potremmo ritenere in astratto che dette norme siano incostituzionali e potremmo sostenere che il governo e il legislatore lucano non tengono conto dei requisiti di generalità e di uguaglianza quando producono i propri atti?
Nella realtà vera e vissuta accade che le strutture sanitarie private rispettano le norme e tutti i requisiti dettati dalla legge e quelle pubbliche semplicemente no! A loro è semplicemente concesso di non tenerne conto. Nelle nostre riunioni, nei gruppi di studio, in tutte quelle circostanze che ci costringono a confrontarci con le assurdità amministrative, con i vuoti normativi, con le contraddizioni nelle scelte di politica sanitaria, ogni volta, ci siamo chiesti come tutto ciò può essere possibile. Ci siamo domandati se la classe dirigente della nostra Regione abbia chiara la visione delle cose, ci siamo chiesti se non fosse necessario un supplemento di iniziativa da parte nostra per realizzare una migliore relazione con le istituzioni.

In conclusione: noi che non siamo né tra quelli che “sparano” sul modello lucano della sanità e né tra quelli che lo promuovono a pieni voti – è scritto nella nota di Sanità Futura – gradiremmo essere messi tra quelli che possano partecipare al suo miglioramento perchè quella di assicurare una reale, sana ed efficace competizione tra le strutture pubbliche e private esistenti è una ricetta tanto semplice da comprendere (lo è persino per la Befana!) quanto per niente attuata. Lo imporrebbe la legge e soprattutto lo impone il buon senso.