“Vivo in auto e non riesco a mangiare tutti i giorni”

1 dicembre 2012 | 15:45
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“Vivo in auto e non riesco a mangiare tutti i giorni”

Professionisti e consulenti finanziari sul baratro. Fin qui nulla di nuovo. Ma se il professionista o il consulente sprofondato nella fame si trova per caso a Potenza accade anche dell’altro. Accade che il malcapitato non possa fare altro che mordersi la coda e precipitare sempre più nello sconforto

E questo mentre i Servizi sociali assistono impotenti.

Un invisibile in redazione. Bussa al campanello per una serie di coincidenze. Dimostra più dei quarant’anni che dice di avere. E’ un uomo col volto tirato, smagrito all’inverosimile. La storia dell’invisibile che ha fatto capolino nella nostra redazione è emblematica di un’incapacità ‘sociale’ di rispondere ai bisogni primari degli ultimi. Bisogni essenziali come un tetto e un piatto caldo diventano invece un miraggio irraggiungibile. Una città infarcita prevalentemente di dipendenti pubblici, impiegati e co. si arena al cospetto di un clochard. Il quale, rivolgendosi alle istituzioni di questa stessa città, ha ottenuto solo risposte irrisorie. In alcuni casi, addirittura, suggerimenti al limite della legalità.

Una città senza mensa per i poveri. Il nostro signor invisibile, di cui per ritegno non forniremo neanche un nome di fantasia, dalla scorsa primavera è rimasto senza casa, senza occupazione e con i viveri tagliati anche da parte della famiglia. Si aggira come un fantasma per Potenza mentre fino allo scorso anno operava come mediatore finanziario. Non abbiamo indagato sul perché abbia rifiutato l’aiuto dei suoi cari, che vivono a qualche centinaio di chilometri dal capoluogo. Non ci ergiamo a tribunale quindi non gli abbiamo puntato l’indice contro. Non sappiamo quali cause lo abbiano indotto a cadere così in basso. Ma tant’è. Di clochard, in fondo, se ne trovano tanti non solo in nobili pagine di letteratura, ma anche in stazioni e portici delle principali città italiane. Ma a Potenza, una città che ama stordirsi di estetica e apparenze, un invisibile, di questi tempi, capita davvero male. Oggi più che mai. Da quando un paio di anni fa ha chiuso l’unica mensa dei poveri (di rione Lucania) niente più si è mosso per sostenere i senza dimora. Case alloggio neanche a dirlo.

Puoi occupare una casa in modo abusivo. Nessuno ti caccerà. L’invisibile spiega di essersi rivolto alle Politiche sociali del Comune di Potenza. E ha ottenuto un ristoro di fortuna all’Istituto Principe di Piemonte. Una settima e via, però. “Non avevo la residenza a Potenza e lì non potevo starci”, spiega. Ma a questo punto è l’assessore comunale al ramo a prospettargli una nuova dimora. “Potresti sempre occupare abusivamente il tredicesimo piano di un appartamento a via Tirreno”, gli avrebbe detto, “tanto non verrà nessuno a cacciarti”. La casa e la zona suggerite rientrano in quell’area suburbana nota col nome di Serpentone. Ma dietro il suggerimento dell’assessore, in realtà, si cela tutta l’inconsistenza di un sistema politico e sociale molle. Improvvisato. Incapace di abbozzare soluzioni che vadano oltre l’ultima spiaggia. Domanda: un clochard, un barbone, un diseredato, che si trovi per sbaglio a Potenza, oltre a fuggire o a morire lentamente, quale altra carta può giocarsi per trovare un piatto caldo e un tetto? Un tempo, nell’immaginario collettivo, c’era Bucaletto come ultimo dormitorio possibile. E poi, a Chianchetta, c’era una mensa dei poveri. Oggi che nella Cittadella è partito lo smantellamento delle occupazioni abusive e che la mensa dei poveri non c’è più, non sembrano intravedersi nuove soluzioni all’orizzonte. Così resta in piedi solo “il tredicesimo piano” in un palazzone del Serpentone. Ma mettendo da parte improbabili ‘spazi abusivi’ e alloggi indecorosi, quale altro rifugium peccatorum  ‘legale’ offre il capoluogo? Nessuno. E’ un problema culturale. Impossibile immaginare dalle risposte strutturate. Specie se la classe politica locale si presenta allo stesso modo da decenni. E’ tanto cristiana nei modi quanto bigotta nei comportamenti. Quindi l’invisibile è un soggetto da additare. E poi non porta voti. Quale vantaggio politico arrecherebbero soluzioni stabili al dramma della povertà assoluta? Un locale da adibire a pasti caldi o case alloggio mirate quante preferenze portano? Nessuna.

Dove cucino la pasta che mi da la Caritas? Il signor invisibile è andato alla Caritas di Bucaletto, poi anche alla sede che si trova a via del Seminario maggiore. Ma oltre ad una busta carica di alimenti (soprattutto pasta) non potevano concedergli. Già. “Ma dove la cucino la pasta se mi manca un’abitazione, un fornello e qualsiasi altro mezzo di sussistenza”, fa notare lo sventurato. E in effetti il giaciglio della sua auto dormitorio non include anche uno spazio cottura. Allora meglio rivolgersi direttamente alle parrocchie.

Dieci euro per il ristorante. La rete delle solidarietà ha suggerito al disperato di rivolgersi “alla Chiesa”. Al vescovo. Al parroco. E se il vescovo pare non avergli prospettato alcuna soluzione, anche don Peppino, una volta chiusa la mensa dei poveri, qualche anno fa, molto di più non ha potuto fare. Né per garantire un pasto gratis, né per un alloggio provvisorio. “Se vuoi ti do 10 euro”, avrebbe detto al disperato, giusto per lenire i morsi della fame di un giorno. Un pranzo in una tavola calda, in sostanza. Ma poi, consumato il pasto e passata la giornata, domani la pancia inizia a lamentarsi di nuovo. Tutto come e peggio di prima. Dopo don Peppino per la sua causa si è speso anche don Cesare. Un altro pasto gli è stato quindi garantito. Nel frattempo è passato un altro giorno. Poi di nuovo la fame e l’assenza di un tetto. “Nelle nostre parrocchie non può dormire che personale strettamente ecclesiastico”, hanno risposto all’invisibile preti e parrocchiani di Potenza. E così il disperato, come ogni sera ormai da oltre sei mesi, è tornato a dormire in macchina e a lavarsi nei bagni pubblici. L’area in cui staziona di solito è quella dei parcheggi sopra l’ospedale San Carlo di Potenza.

Se anche la Croce Rossa è disarmata. Alla Croce rossa il nostro invisibile ha preferito non rivolgersi. Anche se, proprio qualche giorno fa, la stessa organizzazione ha brillato a mezzo stampa per aver soccorso un altro invisibile, proprio a Potenza, mentre trovava rifugio, stremato, sotto una pensilina. Intervistati da una testata locale, i volontari hanno spiegato di aver soccorso e aiutato l’uomo in evidente difficoltà. Ma hanno anche specificato che potrebbero fare di più e meglio. Avrebbero pure degli spazi per garantire un servizio mensa ai poveri “se solo le istituzioni se ne facessero carico”. Ora: senza con questo voler sparare sulla Croce rossa, ma se anche strutture diramate su tutto il territorio e fiorenti sul piano economico si affidano alle istituzioni, allora è rimasto ben poco in cui sperare.

Ci vediamo a pranzo. Preparami un piatto caldo però”. E’ mezzogiorno. Il nostro interlocutore, in redazione, si è già aperto nei più minuti dettagli. Ha parlato dei suoi stati d’animo, di una condizione psichica che si sta logorando col passare delle settimane. Sembra a un passo dal baratro. Ci ha parlato anche della sua gastrite e delle sue notti insonni nel freddo di un’auto. “Impossibile prendere sonno – assicura – Si riesce a riposare solo nelle ore più calde del giorno”. E’ un racconto agghiacciante. Lontano mille miglia dalla nostra quotidianità. Eppure accade a Potenza. Passano i minuti in redazione. Poi all’improvviso il suo telefono squilla. A quel suono pare riprendere conforto. E’ un suo amico. “Ci vediamo tra 10 minuti”, gli dice. Anche oggi il suo “amico Antonio” provvederà al suo pranzo. “Ma fammi trovare un piatto di pasta”, gli raccomanda. Il signor invisibile ha fame. Appena il tempo di salutare ed è già ripartito in fretta.