Registro tumori: “non si misura l’andamento delle patologie su tre anni”

5 dicembre 2012 | 20:27
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Registro tumori: “non si misura l’andamento delle patologie su tre anni”

“Ciò che sta accadendo nell’area delle estrazioni petrolifere o nell’area dell’inceneritore Fenice potrà generare effetti che non si misurano ora ma tra 10 anni”. Saranno, probabilmente, “i bambini di oggi, a pagare pegno domani”

“Non è su 3 anni che si può misurare l’andamento delle patologie tumorali”. Risponde così il consigliere regionale Enrico Mazzeo Cicchetti, chirurgo oncologo del S.Carlo, ai risultati resi noti martedi 4 dicembre dalla Giunta regionale lucana.

Il registro tumori, aggiornato al triennio 2005/2007, su cui sta lavorando il Crob di Rionero, allo stato attuale, ragiona Mazzeo, “può dirci ben poco sulla storia e sul modo in cui si stanno evolvendo le patologie tumorali nella nostra regione”. “Se ci fosse un intervallo di tempo più ampio di 3 anni – aggiunge  – forse il dato sarebbe più strutturato e facile da interpretare”. Ma non solo.

“I dati si potranno misurare tra 10 anni, non da oggi. “Ciò che sta accadendo nell’area delle estrazioni petrolifere o nell’area dell’inceneritore Fenice – chiarisce l’oncologo – potrà generare effetti che non si misurano ora ma tra 10 anni”. Saranno, probabilmente, “i bambini di oggi, a pagare pegno domani”. E poi, a non convincere il consigliere ex Italia dei Valori è la facile retorica con cui De Filippo ha parlato di un trend di tumori “al di sotto della media nazionale”. A suo avviso non è una questione di “allarmismo”, o al contrario di “trionfalismo”. Ma di puro realismo. “Siamo al di sotto della media del nord e centro Italia – sentenzia Mazzeo – ma ci stiamo avvicinando a quei valori”. Quindi, “le patologie sono in crescita da noi più che da loro”. Aspetti su cui sarebbe meglio “ritornare con calma”, suggerisce il consigliere. E per gli approfondimenti, ovviamente, ci sarà tempo.

“Pochi addetti al registro tumori. E poi mancano gli studi città per città”. Nel frattempo, però, il “dottore” analizza quelli che sono i limiti di un “registro tumori” nato nel 2000 ma su cui “fino allo scorso anno oltre ad un medico e un collaboratore amministrativo, al Crob non c’era altro personale che ci lavorava a tempo pieno”. Col risultato che la montagna ha partorito un topolino. “I dati diffusi noi addetti a i lavori li conoscevamo già”, chiosa Mazzeo. E ciò che manca, oltre a un confronto tra “intervalli di tempo più lunghi”, è uno studio città per città. “Quanto incide il tumore allo stomaco o ai polmoni a Viggiano piuttosto che a Lavello, si chiede l’oncologo?” Già, e su questi aspetti è difficile che a breve possano emergere nuovi dati.

I dati risicati e la retorica elusiva del Governatore. Per uno studio più omogeneo e accurato ci vuole tempo. E il coinvolgimento dei medici di famiglia pare che stenti a decollare. Per svariati motivi. Sappiamo, ad esempio, che in alcuni paesi della Val d’Agri, i medici hanno incontrato difficoltà nell’installazione del software necessario per raccogliere i dati sulle patologie tumorali. E forse il monito del Governatore (“nessuno provi a piegare i dati a tesi di parte”) è proprio un modo per eludere dei grossi nodi tuttora aggrovigliati al pettine. Troppi gli interrogativi inevasi, pochi i punti fermi.