Il samurai Gigio Gigi

7 dicembre 2012 | 10:49
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Il samurai Gigio Gigi

Buongiorno, sono un samurai, all’italiana, e mi chiamo gigio gigi. Ho coraggio da vendere, dignità e serietà da spalmare sul pane, sono responsabile e autocritico, umile e al servizio dei più deboli. Ma all’italiana. Amo la giustizia, amo le regole, e pretendo che vengano rispettate. All’italiana. Sono educato, anzi un vero signore. All’italiana. Odio le raccomandazioni e i corrotti. All’italiana. Ora qualcuno chiederà “ma cosa significa tutto questo all’italiana?” E io lo ringrazio per la domanda.
Dicevo, sono un samurai, un combattente integro moralmente, che non teme la morte, anzi, che la guarda in faccia e non trema. All’italiana. Sono altruista, l’ego lo metto sotto i piedi, prego e mi inchino davanti a chiunque; mi commuovo davanti a un’opera d’arte, e piango per le sventure degli altri. All’italiana. Ora qualcuno insisterà “Ma che significa all’italiana?”. Grazie per la domanda. Rispetto l’opinione degli altri e sono tollerante. All’italiana. Dallo “Zingarotti”: italiano – parola che nasce nella notte dei tempi per significare un qualcosa di semplicemente accennato. Es.: serio all’italiana significa serio ma con il culo degli altri, oppure coraggioso all’italiana significa coraggioso ma vai avanti tu che io ti copro le spalle, oppure ancora, l’italiano vuole il rispetto delle regole, ma solo da parte degli altri, odia le raccomandazioni, se non a suo favore, piange per le sventure degli altri se al televisore, in diretta fa l’indifferente, chiede il rispetto della sua opinione e non ne mostra per gli altri, è tollerante se non gli dai fastidio, è maleducato, ma guai a non essere educato con lui. Per tali sue caratteristiche l’italiano è per pacifica opinione: ingovernabile, traditore, opportunista, saccente, presuntuoso, incoerente.

Esprime il meglio di sè nella politica, che per l’italiano viene intesa come l’arte di comandare senza averne alcuna seria capacità, ma facendo affidamento sull’esercizio della furbizia senza scrupoli. Esiste, poi, una sottospecie di italiano. E’ quello che lavora per quattro, che paga le tasse, che rispetta la fila, e che ha ancora una dignità. Pare che gli studiosi abbiano però scoperto che questo italiano non sia di razza pura. Facilmente individuabile perché messo sistematicamente da parte. Basta entrare in un ufficio pubblico e il burocrate che si presenta, dritto, altero, irreprensibile e borioso è l’italiano puro, ma se cercate in qualche stanza e trovate uno che lavora chino sulle carte, nascosto ai più, quello è l’italiano bastardo, per così dire. Quest’ultimo fa anche il lavoro del burocrate di prima, ma nessuno lo sa, perché le statistiche parlano solo del burocrate. Perché le statistiche le fanno italiani puri. Calcolare se siano più gli italiani puri che i bastardi è impresa neanche tanto ardua.

Studi davvero scientifici e svolti su un campione di due milioni di individui residenti da tempo nella penisola hanno dato questi risultati: italiani puri                    51%, italiani bastardi 23% residua un 26%. Questo 26% ondeggia fra le due specie indicate come foglie portate dal vento. Le circostanze di tempo e di luogo sono molto condizionanti, ma l’ondeggiamento è perpetuo, praticamente senza sosta. L’ondeggiante può stare un giorno coi puri e l’altro con i bastardi, senza cambiare neanche espressione. Per questa terza forma di italiano si è pensato all’etichetta di “indecisi”. Sono in pratica quelli che nei sondaggi possono essere conquistati con una panella di pane all’ultimo momento da uno dei due schieramenti. Sono gigio gigi, un samurai all’italiana, un guerriero indomito, nobile e severo. Non sorrido mai. Perché sono un guerriero. Un samurai. All’italiana.