Emigrazione giovanile

16 dicembre 2012 | 19:07
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Emigrazione giovanile

Ieri, sabato 15 dicembre, si e’ tenuto presso  il Centro sociale di Rionero in Vulture, il Convegno organizzato da Italia Futura Basilicata, intitolato “Emigrazione giovanile. Riflessi nelle famiglie lucane”. Si è affrontato uno dei temi più preoccupanti per la Basilicata, se si considera che il capitale umano è la risorsa primaria per la crescita economica e culturale di una regione. Sono intervenuti Walter Beniamino, presidente Italia Futura Rionero, Ferdinando Di Carlo dell’Unibas, Domenico Laieta, Sebastiano Zirpoli dell’Università delle Tre Età, oltre ai vertici del Movimento in Basilicata: il presidente Tito di Maggio e il direttore generale Carlo Glinni.

 I relatori, seduti al tavolo degli interventi, hanno sviscerato il problema mettendo in evidenza come il fenomeno dell’emigrazione non si è mai fermato sin dalla fine dell’800, quando la gente lucana partiva con la valigia di cartone verso le terre atlantiche alla ricerca di una vita migliore. Oggi, ad andare via dalla nostra regione sono i giovani che con un trolley, e non più con la valigia di cartone,  lasciano i paesi nativi per motivi di studio ma anche per cercare opportunità di crescita professionale. Sono essenzialmente coloro che pur avendo conseguito una laurea nella nostra Università (il 70% dei laureati), partono alla ricerca di aziende moderne che purtroppo mancano in Basilicata; che vogliono vivere in una società più moderna e all’avanguardia; che hanno l’esigenza di un tenore di vita diverso da quello che la regione può offrire.

 E così, basta analizzare i dati per capire che la situazione diventa sempre più preoccupante. Ogni anno vanno via 2000 persone e attualmente, il rapporto tra il numero dei giovani e quello degli anziani è rispettivamente di 100 su 150. I dati dimostrano, infatti, che non si tratta solo di mobilità sociale ma di vero e proprio espatrio e si è messo in evidenza come i numeri allarmanti non riguardano solo la Basilicata ma, l’Italia intera, se si tiene conto che solo nel 2012 si sono trasferiti in Europa, come negli altri Continenti, 316.000 giovani al di sotto dei 40 anni. Ed è ovvio che l’emorragia del capitale umano determina una perdita in termini economici e culturali.

 L’Avvocato Domenico Laieta ha sottolineato come il disastro economico e di conseguenza demografico è legato a fattori globali ma anche a scelte governative sbagliate, sia nazionali che regionali. Dagli interventi è emersa in modo chiaro la situazione della nostra regione, una delle più ricche d’Italia in termini di risorse naturali (petrolio, gas, acqua), di beni archeologici e architettonici, di bellezze paesaggistiche, ma la più povera di tutte le regioni italiane se si guarda il reddito procapite. Seppure il Pil nel 2011 è cresciuto del 2% (dato che segnala soltanto una crescita in termini di produzione di beni e servizi), è ancora troppo poco se si considerano i problemi legati alle varie aree.

 Come ha evidenziato il Prof. Ferdinando Di Carlo dell’Unibas, troppo pochi sono i distretti industriali (ad oggi solo due: Melfi e la Val d’Agri) e troppo scarso è ancora il sistema infrastrutturale che rende difficile la comunicazione tra le varie aree e blocca all’esterno lo sviluppo economico.

 Il dato sostanziale su cui tutti i relatori hanno concordato rimane uno solo: manca una programmazione a lungo termine. Pertanto, da oggi e per i prossimi decenni, saranno determinanti, ai fini di una crescita dell’economia della regione, le scelte della politica che avrà il compito di individuare con estrema attenzione i problemi delle varie aree proponendo, di conseguenza, un nuovo modello di sviluppo basato su una programmazione pluriennale.

 Occorrerà modernizzare la società, recuperare il sistema infrastrutturale, adeguare i modelli aziendali a quelli internazionali rendendoli competitivi; sarà necessario allegerire il sistema burocratico, oggi troppo farraginoso, per rendere possibili nuovi investimenti nei settori più innovativi e permettere anche l’ingresso nella nostra regione di investitori stranieri; sarà urgente creare distretti tecnologici, per poter competere con gli altri Paesi anche nell’area mediterranea, attraverso la produzione di eccellenze valorizzate con elementi di design, di classe, di tecnologia.

 Incisivi gli interventi conclusivi del Direttore generale Carlo Glinni e del Presidente Tito di Maggio. Entrambi hanno sostenuto con vigore che la politica ha fallito sia a livello nazionale che regionale. E l’Avv. Glinni ha puntualizzato che da un’analisi attenta della situazione attuale della Basilicata, emerge chiaramente ed è impossibile non prenderne coscienza che “nulla è cambiato rispetto a venti anni fa”. E sul problema dell’emigrazione ha aggiunto che ”non vi è dubbio che sono i figli della classe politica e dirigente ad essere rimasti; sono tutti coloro che gravitano intorno ad un sistema clientelare e servile ormai consolidato”. Ha ribadito infatti che “ sono stati creati per loro enti ad hoc”. Ed ha proseguito dicendo che possiamo sperare di risalire la china, uscendo da questa fase di stallo, “solo se avviamo un vero processo industriale e turistico, investendo in ricerca, istruzione e innovazione”.

 Il Direttore generale si è soffermato ancora sui motivi per cui nasce Italia Futura e sui suoi obiettivi. Nata in Italia e ramificatasi in tutte le altre regioni compresa la Basilicata, prima come movimento culturale per stimolare il dibattito e lo scambio di idee sui problemi di un Paese in quasi totale declino; oggi, trasformatasi anche in movimento civile e politico, Italia Futura chiede alla popolazione lucana di alzarsi in piedi e di far sentire la propria voce, di prendere coscienza dello stato delle cose perchè la nostra regione può e deve pretendere di più. Senza rivoluzioni e senza violenza la gente lucana “può ricominciare a votare secondo coscienza come ci insegna la nostra democrazia”.

Sulle linee programmatiche del Movimento a livello nazionale e regionale sono state emblematiche le conclusioni del Presidente Tito di Maggio. La necessità reale è in primis quella di una programmazione che riguardi la Sanità, la Ricerca e la Sicurezza pubblica, lasciando da parte la Finanza. E ha sottolineato che solo con la messa a reddito dei beni immobiliari e demaniali dello Stato si potrebbe abbattere il debito pubblico del 25%.

 A livello regionale, a suo avviso, l’errore è stato quello di parcellizzare le risorse, accontentando questo o quell’altro soggetto, solo per mantenere alto il consenso. L’esempio più eclatante i 7 milioni di euro spesi dall’APT per eventi di piccolissima entità che né hanno lanciato la Basilicata sul mercato turistico rendendola competitiva, nè hanno incrementato il settore, nè hanno creato una cultura del turismo, nè l’hanno resa nota.

  Dal Convegno è emerso che, in questo momento della storia d’Italia, il dovere della classe politica è innanzitutto etico e deve avere un obiettivo chiaro e condiviso: far crescere la regione a tutti i livelli per dare delle opportunità ai giovani più meritevoli anche nella nostra terra, mettendo da parte ogni individualismo e ogni forma di interesse personale. E’ necessario abbandonare il vecchio modus operandi basato su un unico principio “tutto cambia affinchè nulla cambi”.