Agrobios, siamo di fronte ad un atto di schizofrenia

12 dicembre 2012 | 08:47
Share0
Agrobios, siamo di fronte ad un atto di schizofrenia

Altro che tracciato per il raggiungimento di un obiettivo (road map) di cui parla De Filippo. Sulla vicenda Agrobios e sul processo della sua liquidazione siamo di fronte ad un atto di schizofrenia istituzionale e politica.

Nel corso degli anni la Regione ha cercato, con scarsa convinzione, di sostenere Agrobios con l’intento poi di farne un soggetto attivo, rivolto al mercato in grado di camminare con le proprie gambe gli affidamenti nei diversi settori hanno fatto leva su una struttura che disponendo di competenza di alto profilo tecnico-scientifico, è in grado di garantire efficienza ed efficacia operativa. E ha consentito anche alla stessa Regione di ottenere servizi a basso costo con risultati anche ragguardevoli. La verità è che nonostante questa performance di distintività del centro di ricerca, la governance istituzionale, a livello regionale non ha stimolato e sostenuto con la necessaria attenzione la progettualità e la potenzialità del centro per farne una regia unitaria capace di costruire legami stabili tra il sistema della ricerca ed il mondo della produzione, né ha saputo, a mio avviso, coordinare le politiche della ricerca, orientandole alla necessità delle imprese e del territorio. Quello che ne è scaturito è stato un lento declino della struttura, che ha risentito, nel tempo, della mancanza di un’adeguata programmazione e di sufficienti investimenti nei settori innovativi, per i quali l’offerta della ricerca, già presente in Agrobios, non è stata incoraggiata ed adeguatamente sostenuta.
A mio avviso due sono stati i momenti di maggiore sottovalutazione politica. Il primo: in occasione dell’assestamento di bilancio del 2008, dopo aver conosciuto le perdite della società, il tentativo del governo regionale di ripianare il deficit attraverso uno stanziamento di 3.706.000 euro a copertura della perdita di esercizio della società. Come molti ricordano, la maggioranza di centrosinistra, in quell’occasione, cadeva sull’articolo 16 ter, ma cadeva soprattutto sulle rovine dell’edificio faticosamente costruito con la Giunta del 2005. La Giunta cercò di rialzare le mura presentando un disegno di legge per mettere al riparo il tonfo di quella votazione in Consiglio, finalizzato a ripristinare il fondo per fronteggiare le perdite di una gestione caotica, improvvisata, sia pure vincolandola ad un piano industriale articolato sulle linee guida da sottoporre alla valutazione poi del Consiglio. Si consumò, in quella occasione, un passaggio della farsa politica, a cui ci ha abituato questo governo di centrosinistra, nel tentativo di farsi perdonare un’azione consapevolmente, portata avanti con premeditata volontà distruttiva e demolitrice. Secondo momento: le linee guida riassunte in tre paginette, che hanno incubato nuove illusioni e nuovi fallimenti, offrendo un quadro di riferimento agli organi di gestione della società per orientare la definizione del piano industriale all’interno di direttrici utili al rilancio del centro di ricerca, al fine di consentire una prospettiva stabile e duratura delle attività. Le voci di un’imminente soppressione di Arbea sono del tutto ingiustificate e foriere di ulteriori elementi di disorientamento e di penalizzazione per gli operatori agricoli lucani. Perplessità tanto più avvertite quanto più permane l’assenza di un organismo pagatore in regione, ancora più sentite dinanzi alle incertezze gravanti sulla riforma Agea e a fronte del buon recupero di vitalità ed efficienza fatto registrare da Arbea negli ultimi esercizi che ha regolarizzato il pagamento di tutte le pratiche istruite, tant’è che è arrivato il momento per far ritornare in capo ad Arbea la funzione di organismo pagatore. La Giunta deve essere consapevole che possiamo chiudere Agrobios, Arbea e i Consorzi di bonifica, sapendo però che ci attendono tempi più duri e più incerti.

Franco Mattia, consigliere regionale Pdl