A volte è difficile credere alla verità

9 dicembre 2012 | 21:45
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A volte è difficile credere alla verità

C’è un libro. Esce tra qualche giorno. Racconta una storia vera, paradossale, ma incarnata nella realtà. Per me che l’ho scritto insieme con Giusi Cavallo, è uno scompiglio leggerlo. Perché? A volte è difficile credere alla verità. Vorresti una bella menzogna rassicurante, una stronzata ansiolitica per continuare a guardare il mondo con gli occhi dell’ingenuo. O forse con gli occhi dell’imbecille. Spesso ti chiedi perché devi essere tu a raccontare certe storie, a denunciare prepotenze, violenze, abusi. Già, perché tu? Perché noi? Cara Giusi, forse ci denunceranno. Sai, le solite intimidazioni. Quei poteri di carta pesta indurita dallo sputo della falsa indignazione, potrebbero farcela pagare. Ma come potevamo negare il nostro aiuto a Giuseppe? Lui ha cercato noi, non a caso. E questo deve essere ragione di orgoglio. Intanto lui ha già pagato e sta ancora pagando il prezzo dell’assurdo. O forse paga il prezzo del coraggio. Intanto Giuseppe è sull’orlo del bivio. Lui che crede nella giustizia è stato azzannato dall’ingiustizia. Lui che crede nelle istituzioni è stato dilaniato dai palazzi del Potere. Lui che crede nell’amore è stato tradito dall’odio cinico e improvviso. Poi ha creduto in noi, nel nostro alito narrativo, nel nostro autentico respiro giornalistico. Ed ecco il libro. L’ultima speranza di Giuseppe e del suo bambino. Se questa vicenda invaderà la cronaca e sfonderà la coscienza delle donne e degli uomini, forse salveremo un bambino e suo padre. In fondo è una storia d’amore. Leggetelo, questo libro. Disponibile a breve: “Sia fatta ingiustizia-La storia vera di Giuseppe”. La vicenda si svolge a Potenza. Una vita familiare felice, senza problemi particolari.  Il lavoro, la casa, la pizza, le vacanze, il pranzo dai suoceri e dai genitori, le feste, la passeggiata in via Pretoria. Un giorno, anzi una sera, all’improvviso tutto si rompe, senza un apparente motivo. La vita di Giuseppe si capovolge, inspiegabilmente. L’uomo entra nel tunnel della disperazione, ma non perde la forza per reagire. Subirà umiliazioni, violenze psicologiche, ingiustizie, ma non mollerà. A farne le spese sarà soprattutto suo figlio, due anni e mezzo, adesso nove. Ma è Giuseppe che vogliono colpire, piegare, annientare. Perché? E, innanzitutto, chi? Giuseppe ha pestato piedi importanti, ha messo in pericolo interessi inconfessabili, ha osato chiedere giustizia, ha violato l’Olimpo? Qualcosa non quadra, anzi nulla. Sotto l’apparente vicenda di una separazione coniugale, si nasconderebbe un intrigo inimmaginabile, dal ricamo quasi perfetto, ordito nel bosco dei poteri grandi e piccoli. Hanno distrutto una famiglia, hanno rovinato due bambini, forse irrimediabilmente. Hanno tenuto al palo un uomo, costringendolo a difendersi da accuse infamanti, incarcerato nel paradosso dei processi giudiziari, sgretolato dall’angoscia di perdere il suo bambino per sempre. Intanto la sua famiglia l’hanno fatta a brandelli. Chi è il colpevole? Quale il movente?