“Non si può tenere la testa sotto la sabbia”

26 novembre 2012 | 14:54
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“Non si può tenere la testa sotto la sabbia”

Osservatorio ambientale della Val d’Agri, Agenzia regionale all’ambiente e controlli sulle aree interessate alle estrazioni petrolifere: la fiducia ormai è ai limiti storici. Proprio per questo alcuni centri della valle (Spinoso, Montemurro, Grumento) si sono attivati insieme ad alcune associazioni del posto, per richiedere un monitoraggio dell’aria che coinvolga le migliori università e i più quotati centri di ricerca nazionali

L’Università di Firenze e il luminare designato. Il progetto è stato presentato stamani al cineteatro ‘Pino’ di Moliterno, direttamente da Massimo Innocenti, chimico, docente e luminare dell’Universita di Firenze. E’ proprio a lui e alla sua equipe che si sono affidati sindaci e comitati dell’area “Non si può certo tenere la testa sotto la sabbia”, ha lasciato intendere Innocenti nel corso di un incontro allargato a stampa, studenti e cittadini. Parlando del monitoraggio dell’aria previsto per Val d’Agri, l’esperto ha chiarito quanto sia importante rilevare le particelle “al di sotto dei 10 pm”. E quindi le nanoparticelle, le più dannose perché responsabili di diverse patologie tumorali collegate all’apparato respiratorio. “Prima ancora di piazzare centraline e dare seguito alle analisi”, ha aggiunto Innocenti, “è necessario fare uno studio dei venti e degli agenti meteorici per capire quali sono i punti più esposti ai danni delle estrazioni petrolifere”. Punto nevralgico, nella geografia della zona, è e resta il Centro Oli di Viggiano, dove si effettua una prima desolforizzazione del greggio prima dell’immissione nella rete che conduce il petrolio alla raffineria di Taranto.

Frezza: “Dopo le denunce è l’ora delle proposte”. “Vogliamo sapere di che morte dobbiamo morire”, è stato l’allarme lanciato da Giuseppe Frezza, medico di Spinoso e presidente del comitato ‘Pro vita sana’. “E dopo le denunce”, ha aggiunto, “è il momento delle proposte”. E così, ha spiegato Frezza, “questo progetto rientra proprio nel tentativo di creare una rete di monitoraggio indipendente, terza e inconfutabile. Che fa capo alle migliori equipe presenti nel panorama internazionale”. Il progetto, oggi in fase preliminare, costerebbe intorno a 600mila euro e durerebbe due anni. Sindaci e associazioni cercano ora il placet della Regione Basilicata.

Ma l’Eni sarà disposta a sacrificarsi sull’altare della trasparenza? Ma il vero nodo sta nel chi deve finanziare lo studio. “In base al principio per cui chi inquina paga dovrebbe farsene carico la stessa Eni”, suggerisce Frezza, del comitato ‘Pro vita sana’. Di qui l’interrogativo: ma il cane a 6 zampe sarà disposto a finanziare un progetto da cui potrebbero emergere dati e verità sconcertanti? Le vicende dell’Ilva di Taranto stanno indicando quanto finora il privato (l’Ilva) si sia prodigato per “omettere” i controlli. Non certo per renderli trasparenti. E l’Eni, invece, è davvero disposta a mostrare il suo volto umano e a sacrificarsi sull’altare della trasparenza? Staremo a vedere. 

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