“Nell’Idv tatticismi di basso profilo e esercizio del potere”

10 novembre 2012 | 14:25
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“Nell’Idv tatticismi di basso profilo e esercizio del potere”

Nella giornata di venerdì 9 novembre, la stessa della visita a Potenza del leader Di Pietro, Enrico Mazzeo annuncia che la sua esperienza all’interno dello schieramento dell’ex pm di Mani Pulite è finita. Oggi, sabato 10 novembre, in conferenza stampa spiega le ragioni dell’addio.

La crisi dell’Idv, non è solo quella della credibilità attuale del suo leader, ma anche quella di un modello di partito, con riferimento alle scelte che riguardano linea politica, alleanze, selezione della classe dirigente. In questi anni si è evidenziata una contraddizione crescente. Mentre Di Pietro assumeva posizioni, anche radicali, rispetto alla difesa dei diritti dei lavoratori e della legalità, fino ad attaccare il Capo dello Stato, molti dirigenti, invece, soprattutto di periferia, perseguivano impostazioni diverse.

Da oltre un anno è stata lanciata la “IDV 2”, presentata come la naturale evoluzione di un movimento che, da forza di contestazione e di denuncia, diventava un partito di governo. Purtroppo la maggior parte della dirigenza, sul territorio, ha inteso questa nuova fase come quella della possibilità (finalmente) di sedersi al tavolo del “potere” e competere con il PD, magari godendo dei benefici della “gestione”. La ricerca di un consenso, non più attraverso la testimonianza dei valori e del rigore, dando voce a chi non ne aveva, ma attraverso il “tradizionale” esercizio del potere. Toccai con mano questa “mutazione”, quando chiesi pubblicamente a Di Pietro, in occasione della sua venuta a Potenza: se reputava giusto dividersi quattro posti di precariato o dare voce alle migliaia di giovani che non hanno “santi in paradiso”. Silenzio alla mia domanda. Forse un presagio della futura involuzione. Questa interpretazione “governativa” della politica ha fatto venir meno, giorno dopo giorno, nei cittadini, la valutazione positiva della “diversità” dell’IDV, specie in periferia.

L’”IDV 2” doveva essere l’ambiziosa dimostrazione di una teoria: si può governare, facendo anche errori, ma senza deflettere dal rigore nelle scelte e nei comportamenti, testimoniando, così, un metodo nuovo nella gestione del potere, l’interesse dei cittadini innanzitutto. L’esplosione del Movimento di Grillo è stata la dimostrazione, senza bisogno di ulteriori analisi, che l’IDV non rappresenta più il punto centrale delle esigenze di cambiamento. La competizione col PD, per aumentare consenso attraverso la gestione del potere, è stata una battaglia persa, come dimostrano i risultati elettorali. Vi è stato un elemento centrale, in questa nuova fase di partecipazione al tavolo del potere: sono stati nominati personaggi di esperienza e di lungo corso in queste pratiche di sottogoverno, tranne rare eccezioni. Tale analisi spiega anche il tipo di selezione della classe dirigente che, in alcuni momenti, sembrava in contraddizione con l’Italia dei Valori, il Partito di Di Pietro, quello di “mani pulite”. Le vicende nazionali ultime fanno comprendere meglio, finalmente, che c’era e c’è una comunanza di intenti. Già prima della mia adesione, inspiegabile è sembrato, l’allontanamento di associazioni e persone che, in Basilicata, da tempo, si battevano per dare forza ai diritti negati, alla meritocrazia, alle regole, alla trasparenza. Questi stessi gruppi sollecitavano maggiore rigore nella cooptazione di nuovi arrivi, soprattutto di quelle con storie, alle spalle, ben note. Da parte della dirigenza, nessuna autocritica verso questi allontanamenti, anzi, sostegno e carriere per i nuovi arrivati. Le contraddizioni nella pratica politica sono andate aumentando nel tempo. La stessa questione delle alleanze, a livello nazionale, è stata gestita in modo confuso. Troppe contraddizioni, causate dalla solitaria interpretazione del momento, di un uomo solo al comando.
La foto di Vasto (alleanza tra PD – SEL – IDV) è stata, per lungo tempo, il punto di riferimento. Sono seguiti comportamenti non coerenti con la volontà espressa di concretizzare l’alleanza. La ricerca spasmodica di amplificare la “diversità” a livello nazionale, mentre sui territori si era, spesso, appiattiti sulle posizioni del PD.
Dopo Vasto 2012, ennesimo cambiamento di rotta, visto il “respingimento” di Bersani. Si è tornati a condividere il programma preliminare, già sottoscritto da PD, SEL e PSI, nel tentativo affannoso di rientrare nel “centrosinistra”; il rifiuto è stato conseguenziale ai comportamenti assunti in precedenza.
Oggi, con la grave crisi che si è aperta nel partito, ancora un altro cambio di rotta; un gioco di sponda col populismo di Grillo (tra l’altro non disponibile). Un tatticismo di basso profilo. Non voglio entrare nel merito dell’imbarazzante vicenda che sta coinvolgendo Di Pietro, preferisco fare un’analisi di quanto ho visto accadere, nell’IDV, in questi anni. Non posso nascondere rammarico e delusione. Oggi tutto mi è più chiaro, soprattutto le responsabilità di una dirigenza compiacente ed appiattita. Il centrosinistra non è in discussione, vanno adeguati i metodi e le scelte, restituendo dignità e decoro alla Politica. Per quanto riguarda l’IDV, si dimostra un partito bloccato, incapace di fare analisi coraggiose e corrette. In un partito fortemente gerarchizzato e chiuso, la via del cambiamento è impossibile. La venuta di Di Pietro, ha dimostrato, ancora una volta, che l’IDV non è in grado di fare una riflessione seria e completa, riconoscendo errori ed incoerenze. Per tutte queste considerazione, lascio il gruppo IDV in Consiglio Regionale, aderendo al Gruppo Misto, confermando la volontà di rimanere nel centrosinistra, in coerenza con la  mia storia personale.

Enrico Mazzeo Consigliere regionale