Mimmo Beneventano il medico-giornalista ucciso dalla camorra

2 novembre 2012 | 15:48
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Mimmo Beneventano il medico-giornalista ucciso dalla camorra

Il coordinamento di Libera Basilicata, in collaborazione con il Comune di Sasso di Castalda, con la Fondazione Mimmo Beneventano e con Legambiente, organizza, per il quinto anno consecutivo, il riconoscimento intitolato a “Mimmo Beneventano”, medico, giornalista e amministratore locale di origine lucane, ucciso in un agguato di camorra ad Ottaviano, comune in provincia di Napoli, il 7 novembre del 1980. 
“Il nostro modo per ricordare Mimmo Beneventano- si legge in una nota- è quello di riconoscere il buon lavoro di chi opera nel campo dell’informazione e della pubblica amministrazione cercando di contrastare le mafie di ogni tipo. Quest’anno abbiamo deciso di assegnare il riconoscimento a tre personalità che si sono distinte, ciascuna nel proprio settore, per l’impegno a favore della legalità. Il premio Mimmo Beneventano 2012 sarà conferito alla memoria del magistrato Nicola Maria Pace, esempio di una magistratura che fa della lotta alle ecomafie uno dei cardini fondamentali della propria azione di contrasto agli affari del crimine organizzato; la Basilicata non dimenticherà mai il grande impegno e la passione con cui questo magistrato ha lavorato nella nostra regione. Al Sindaco di Monasterace (Rc), Maria Carmela Lanzetta, per non aver ceduto alle minacce della ‘ndrangheta, perché col suo esempio ha dimostrato che un’altra politica è possibile anche in terra di mafia. E, infine, al giornalista e scrittore, Carlo Lucarelli, perché con il suo racconto e la sua narrazione riesce a comunicare storie, avvenimenti e vicende criminali rendendoli finalmente comprensibili anche nei loro aspetti più segreti”.

La manifestazione si terrà sabato 3 novembre presso il Teatro comunale di Sasso di Castalda, paese d’origine del medico ucciso dalla camorra. Alle ore 17.00 sarà presentata “Tentata Memoria”, biografia teatrale di Mimmo Beneventano, a cura dell’associazione Magmamà. A seguire, poi, verranno consegnati i riconoscimenti.

Chi era Mimmo Beneventano. Vi proproniamo uno stralcio del libro Al di là della notte di Raffaele Sardo (Tullio Pironti editore)

Aveva trentadue anni Mimmo quando è stato ammazzato. Era nato a Petina, in provincia di Salerno. La famiglia era originaria della Lucania. Anche Mimmo non aveva voluto spezzare le sue radici. Era molto legato alla Lucania e in particolare a Sasso di Castalda, dove era impegnato politicamente e socialmente. Arrivò a Ottaviano nel 1964 per seguire il padre impiegato del corpo forestale.

Si era laureato in Medicina con la specializzazione in Medicina e Chirurgia. Faceva il medico di base a Ottaviano e il chirurgo presso l’ospedale San Gennaro di Napoli. In paese lo conoscono tutti quel «medico buono» con la passione per la poesia e per la musica. La sua scelta di campo Mimmo l’ha già fatta da ragazzo: a fianco dei più deboli. La sua casa, come il suo studio medico, sono sempre aperti. Giorno e notte, chiunque lo chiami ha la sua disponibilità. Da ragazzo frequentava la parrocchia. Poi arriva anche l’impegno politico. Si iscrive al Pci e diventa consigliere comunale del Partito comunista italiano per la prima volta nel maggio del 1975. Verrà confermato anche nelle elezioni del giugno del 1980. La politica per Mimmo è il prolungamento del suo impegno civile a fianco delle persone che hanno bisogno più di altri: i poveri. Le sue battaglie in consiglio comunale le fa per la difesa del territorio.

Denuncerà soprattutto gli affari che il partito del cemento tenterà di portare a termine nell’area protetta del costituendo Parco del Vesuvio. Un rapporto tra politica e camorra che diventerà ancora più forte dopo il terremoto del 23 novembre 1980 che colpirà i paesi della Campania e della Basilicata.

(…) Mimmo viaggiava in una Simca 1000, un’auto molto popolare negli anni ’80. Ed è a fianco di quell’auto che lasceranno il suo corpo senza vita i sicari della camorra. Lo ammazzeranno alle prime luci dell’alba la mattina del 7 novembre 1980, proprio mentre si stava avviando al lavoro. I killer lo attendono sotto la sua abitazione alla periferia di Ottaviano. Mimmo non è sposato, vive con i genitori. Mimmo è un abitudinario. Esce sempre alla stessa ora per andare all’ospedale San Gennaro di Napoli. Non è difficile tendergli un agguato. La pianificazione della morte di Domenico Beneventano era avvenuta molto tempo prima. L’auto dei killer, una 128 di colore blu elettrico, era stata rubata ad Angri il 23 ottobre dell’80. La troveranno incendiata subito dopo il delitto.

La mamma, Dora, come sempre, anche quella mattina lo segue con lo sguardo dalla finestra della sua abitazione mentre si avvia al lavoro. Agita la mano per salutarlo prima di vederlo salire in auto. Non sa ancora che sarà l’ultima volta che assisterà a quella scena. Pochi altri passi e il consigliere comunale comunista si avvicina alla sua Simca 1000. È ora che entrano in azione i killer. Cominciano a sparare immediatamente. Non riesce a scappare, a ripararsi da qualche parte. Non ha scampo. Si accascia a terra. La mamma è testimone di tutta la scena. Incredula, urla, chiama il figlio per nome. Chiama il marito che è ancora a letto. Strilla: «Mimmo! Mimmo! Aiuto! Aiuto! Che gli state facendo? Me lo state ammazzando!». Ma a quell’ora e alla periferia della città la voce di Dora si perde nell’aria. Il suo grido di dolore lo ascoltano in pochi. Quasi nessuno si affaccia. La disperazione prende il sopravvento. Dora scende in strada ancora in pigiama. Con lei il marito, Donato Beneventano. Mimmo è in una pozza di sangue. Il «medico dei poveri» è morto. La camorra ha eliminato un altro che non aveva capito chi veramente comanda in questo territorio. Non andrà più in ospedale. Non andrà più a visitare i suoi pazienti. Nessuno lo cercherà anche di notte a casa perché ha urgente bisogno di un medico.

Nessuno ha mai pagato per la morte di Mimmo Beneventano. Giovanni Marino, cronista di «la Repubblica», lo ricorda in un articolo dell’11 novembre 2000: «Si preannunciava una stagione di sangue, prima del terremoto dell’Ottanta. Venti anni fa, il 7 di novembre, veniva ucciso dalla camorra il consigliere comunale del Pci a Ottaviano, Mimmo Beneventano. Pagava per il suo impegno politico per la legalità. Un delitto eccellente ingiustamente dimenticato per cui nessuno ha poi scontato una condanna. Mandanti ed esecutori sono rimasti avvolti fra i segreti di una camorra che non esiste più, la Nco di Raffaele Cutolo”.