Le dimissioni ai giorni nostri

12 novembre 2012 | 15:41
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Le dimissioni ai giorni nostri

Burrasca sulla Regione Basilicata. Il vice governatore, nonché assessore, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, o come cappero si chiama. In Lombardia, qualcosa di simile ha portato allo scioglimento della Giunta e a nuove elezioni. In Basilicata, invece, si sono registrate solo le dimissioni dell’indagato.

Il Governatore ha plaudito al bel gesto e il resto della politica ha più o meno taciuto, neanche si trattasse di noccioline. Io credo che quello delle dimissioni fosse un atto dovuto, e, infatti, c’è stato. La notizia è apparsa sui giornali insieme a quella dell’assunzione, ad interim, delle funzioni in capo al governatore.

Sul sito della Regione, però, l’indagato continua a essere assessore. Imperdonabile ritardo, o mancanza di un atto ufficiale? In Italia troppo spesso la vera Gazzetta Ufficiale sono i quotidiani, per cui, se l’ha riportato la stampa sarà pur vero. E allora diamo per scontato che sul sito web si opera con la velocità di un elefante pigro, e andiamo avanti.

L’indagato, il dott. Agatino Mancusi, ha dichiarato che le sue dimissioni sono un atto di rispetto all’Istituzione. Sarebbe interessante sapere quale istituzione, però, e mi spiego: le dimissioni pare riguardino solo la carica di assessore e vice governatore, non quella di consigliere. Talchè il rispetto sarebbe dovuto solo nei confronti della Giunta e di chi l’ha nominato, ossia il Governatore, ma non nei confronti del consiglio, visto che tale carica non è oggetto di dimissioni.

Queste, le dimissioni, cioè,  sono diventate, oltre che rare, quindi, anche innocue, se è vero, come pare, che l’indagato continuerà a svolgere le funzioni di consigliere, con tanto di stipendio e benefit vari. Tutto lecito, ci mancherebbe, ma viene voglia di approfondire il concetto di “rispetto” per l’istituzione. Per  istituzione dovrebbe intendersi la Regione Basilicata, intesa non solo come ente, ma anche come territorio, come popolo, questo sì, davvero bisognoso di tutto il rispetto. E se diventa meritevole di dimissioni il bisogno di non mancare di rispetto all’istituzione Giunta, v’è da chiedersi perché tale rispetto non diventi necessario anche nei confronti dell’Istituzione Consiglio.

Per dimissioni dovrebbe intendersi  un “farsi da parte” vero, di sostanza, un uscire completamente dalla mischia in attesa di ottenere giustizia, come nel caso di specie, non un atto parziale e senza particolare sacrificio personale. Registro, infine, il ricorso alla solidarietà, fra i colleghi politici, in casi come quello del genere che ci occupa. Puntuale, tempestiva, che non si nega a nessuno, quasi al malcapitato di turno fosse capitata una disgrazia.

Ma non si tratta di una disgrazia, si tratta di un’indagine che merita di essere valutata per quello che è, e cioè un’indagine e non una scossa sismica, per esempio. Semmai si potrebbero auspicare, in casi simili, delle scuse da parte dell’indagato, per la cattiva figura che può derivarne all’istituzione. Facendo salvo, sempre e comunque, il principio di innocenza, e augurando all’indagato che la giustizia faccia il suo corso velocemente e senza errori. E rispalancandogli le porte della politica a chiusura delle indagini se di esito positivo.

Ma forse ho una visione all’antica, visto che, invece, succede quello che succede in Italia e da anni. Si tratti di parlamentari, di consiglieri regionali, consiglieri comunali o chiunque faccia politica attiva, e, quindi, o non ci si dimette affatto, o lo si fa solo dal partito (vedi on. Tedesco), o dalla carica aggiuntiva. Qualcuno potrebbe obiettare che almeno, in questo caso, le dimissioni da assessore e vice presidente ci sono effettivamente state. Vero, ma non mi complimento per questo. Temo, e lo ripeto, si tratti solo di un atto dovuto.