La Torino che non ti aspetti

5 novembre 2012 | 17:18
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La Torino che non ti aspetti

A Torino, appena fuori della città, sul lungo Stura Lazio, alla località Barca, sempre che abbia individuato bene il posto, esiste un campo nomadi. Baracche fatiscenti in un posto desolato. La sporcizia la fa da padrone, tanto che a un passo dalle baracche viene accumulata la spazzatura, credo da parte degli stessi residenti il campo nomadi. L’immagine è raccapricciante: bambini che giocano, donne che cucinano, e cumuli, ma dico cumuli, di spazzatura lì accanto.

Pare che il campo sia servito dell’energia elettrica, che paga il Comune, cioè che pagano i torinesi. Lo stato di illegalità è totale. Se una decima parte di quello che si vede accumulato lì lo si trovasse altrove, scatterebbe un procedimento penale per discarica abusiva e abbandono di rifiuti. A Torino non so. Vero è che la città è pulita, ordinata, vanitosa, ma è pur vero che basta percorrere un chilometro per ritrovarsi in una realtà agghiacciante.

La tolleranza è una virtù. Ma tollerare l’illegalità è una grave colpa. Esistono sacche di illegalità intoccate ed evidentemente intoccabili, e chissà poi perché. Ovvio che non è immaginabile uno smantellamento coatto del campo, ma se tolleranza deve essere, se ospitalità si deve dare, che lo si faccia completamente e a norma di legge. In un paese così civile è sopportabile che un nugolo di bambini cresca nell’immondizia?

Ed è sopportabile che per i nomadi non esista più il codice penale? E se così fosse in virtù di quale principio? Diciamo che a Torino si amministra in maniera ipocrita, confondendo solidarietà e tolleranza con indifferenza e omertà. Chi non denuncia un reato, anzi fa finta di niente, si comporta in maniera omertosa. Chi non rileva un reato mantiene un comportamento simile. E infine, se il campo viene servito della energia elettrica, perché non viene fornito di tutto?

Il confine fra un paese civile e un paese crudele, indifferente e vigliacco, non è un confine sottile, è un confine ben marcato, e sconfinare nella parte illegale non salva neanche la facciata della parte buona. Per concludere, sembra quasi che la Torino civile voglia non parlarne, voglia nascondersi il problema, e non abbia nessuna voglia di risolverlo.

Viviamo un mondo pieno di contraddizioni, e una delle più grandi e di moda è spacciarsi di sinistra senza preoccuparsi di passare dalle teorie ai fatti. Questa è la Torino snob degli industriali e degli intellettuali di sinistra.

E tu Fassino, come la pensi?