La rivoluzione dei pomodori

Per aver lanciato un solo pomodoro contro la sede del parlamento, rischia ora una condanna fino a due anni di carcere. Ma l’intellettuale bulgaro Nikolay Kolev, meglio noto come Bosiaya (lo scalzo), non sembra affatto intimorito ed è quanto mai determinato a proseguire in quella che è già stata ribattezzata “la rivoluzione dei pomodori” bulgara. Sì perché, all’età di 61 anni, l’ex dissidente al dittatore comunista, Todor Zhivkov, è pronto a intraprendere una nuova battaglia contro la corruzione dilagante nella Bulgaria democratica, oggi guidata dal premier di centro-destra Boyko Borisov. Su internet la rivoluzione dei pomodori è già un fenomeno, con migliaia di seguaci registrati, nel giro di pochissimi giorni, sulla pagina dedicata di Facebook.

In realtà, il primo ufficiale “assalto al pomodoro” risale a qualche giorno fa, quando Kolev si è recato da solo a mettere in atto la sua originale iniziativa, che aveva preannunciato in una lettera inviata alle autorità e ai media nazionali. “Non posso più restare ostaggio della speranza e delle buone maniere: andate al diavolo!”, aveva scritto Kolev denunciando “corruzione e criminalità dilaganti e assenza di libertà mediatica” in Bulgaria. Ad attenderlo ha trovato 40 agenti schierati in assetto antisommossa: il fermo è scattato immediato dopo il lancio di un solo vegetale e rischia un processo e una condanna fino a due anni.

Complice anche una certa eco internazionale che già riscuote la rivoluzione dei pomodori in gestazione in Bulgaria, il dibattito pubblico nazionale si chiede in quale proporzione le migliaia di consensi raccolti su internet si trasferiranno nella reale partecipazione di piazza dell’apatico e rassegnato popolo bulgaro. Ma Kolev, interpellato dall’agenzia Novinite, appare ottimista sulla voglia di cambiamento dei suoi concittadini: “la gente non crede più nello stato. La Bulgaria è meno corrotta di quattro anni fa? Assolutamente no”, decreta il dissidente. (Fonte TMNews)