La Regione faccia chiarezza

14 novembre 2012 | 11:42
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La Regione faccia chiarezza

Per la Regione, nel 2010, la discarica di fosfogessi e fanghi era “autorizzata”. Nel 2012, invece, il Dipartimento Ambiente spiega che “non sono pervenute le documentazioni relative alle autorizzazioni”. I cittadini non devono sapere?

La scorsa settimana abbiamo documentato (clicca il video sotto) quanta poca trasparenza la Regione Basilicata abbia dimostrato sul sito di veleni di Tito Scalo, noto come ‘discarica dei fosfogessi’. Si tratta, per la cronaca, di uno sversatoio dove negli anni ’80 sono state interrate scorie provenienti della ex Liquichimica.  Su questo primo strato di rifiuti chimici è stata poi realizzata una seconda discarica: questa volta di fanghi industriali. Il sito è al centro di una bonifica ‘fantasma’ dal 2001. Ebbene, ecco cosa abbiamo scoperto scavando tra i documenti ufficiali. Per la Regione, nel 2010, la discarica di fosfogessi e fanghi era “autorizzata”. Nel 2012, invece, fa sapere, sempre il massimo ente locale tramite l’Assessorato e il Dipartimento Ambiente, che “non sono pervenute le documentazioni relative alle autorizzazioni”. Sul sito in questione, nel 2001, è partita un’inchiesta del pm Woodcock, poi prescritta. Nel 2009 è stato aperto un nuovo fascicolo finito non si sa bene in quale cassetto. Al centro delle indagini proprio la natura ‘sospetta’ di quei rifiuti. Un affare complesso. In odore di ecomafia. Ma se la magistratura non è riuscita sin qui a fare chiarezza, peggio ancora ha fatto la politica regionale. Che ancora non riesce a dire se si tratta di una discarica autorizzata o abusiva. Né sente il bisogno di uscire dall’equivoco. Eppure parliamo di scorie che attraverso le falde acquifere già compromesse o la semplice inalazione, potrebbero entrare nella catena alimentare. Ma il dipartimento regionale all’Ambiente preferisce nicchiare. Il livello politico tace. Fanno scandalo le ‘epurazioni’, le dimissioni di un vicepresidente regionale, i presunti concorsi esterni in associazioni mafiose. Mentre le reticenze che intossicano la salute continuano a non preoccupare. E’ un siparietto avvilente. Da Fenice al Pertusillo. Da Tito Scalo alla Valbasento. Dati chiusi nei cassetti o minimizzati. Inchieste sempre timide coi poteri. Poi quando emerge che nelle due province lucane le incidenze della patologie tumorali sono in crescita di più che a Taranto, si cade dalle nuvole. Oltre a chiedersi  se abbia fatto bene o male Mancusi a dimettersi, la civile Basilicata non riesce a spingersi. Rischi e disastri ambientali devono rimanere montature allarmistiche. Leggende metropolitane. Qualcuno si vergogni! E ci spieghi, soprattutto.