La finta moratoria non ferma la proroga mineraria a Monte Morrone

15 novembre 2012 | 16:28
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La finta moratoria non ferma la proroga mineraria a Monte Morrone

La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, No Scorie Trisaia e Ambiente e Legalità denunciano per l’ennesima volta l’ambiguità della finta moratoria voluta da Vito de Filippo e il rischio che di nascosto da Comuni, enti e cittadini, la Regione Basilicata favorisca lo stoccaggio di gas nei pozzi svuotati o in via di esaurimento in Valbasento.
Applicando la “esclusione della Via, Valutazione di impatto ambientale”, la Regione ha infatti concesso alla Gas Plus (società mineraria italiana diventata in pochi anni leader dopo l’Eni nell’estrazione di idrocarburi e abilitata alla non facile pratica dello stoccaggio di gas nel sottosuolo), con delibera 1483 del 6 novembre scorso, una proroga allo sfruttamento minerario della concessione “Monte Morrone”. Quando la Regione ricorre all’esclusione della Via, una pratica burocratica di basso livello istituzionale, vieta di fatto ai Comuni, agli enti e ai cittadini dell’area interessata di presentare le proprie osservazioni contrarie al progetto minerario, interrompendo la democrazia e la trasparenza del percorso pubblico.
Monte Morrone è una concessione mineraria che ebbe perplessità negative da parte della Sovrintendenza dei Beni Ambientali perché intaccava i caratteri geologici e ambientali unici dell’area dei calanchi, che ha al suo interno aree da bonificare per un importo superiore al milione di euro e che è composta da 3 pozzi estrattivi più 1 pozzo, il Tredicicchio, del quale non è nota la finalità (è forse per la pericolosa pratica di reiniezione ad alta pressione di reflui tossici di lavorazione?). Questa concessione prorogata produce circa 10 milioni di metri cubi di gas tra Pisticci, Ferrandina e Pomarico. 10 milioni di metri cubi di gas sono un’inezia se consideriamo che rappresentano lo 0,014% del fabbisogno nazionale.
Per la Ola, No Scorie e Ambiente e Legalità, con questa proroga è chiara l’intenzione che la politica lucana ha di tutelare uno specifico interesse delle società minerarie che nel caso della collocazione della concessione Monte Morrone (incastonato tra le concessioni “Cugno Le Macine” dove la è già stato autorizzato lo stoccaggio di gas e “Serra Pizzuta”, altri pozzi già buoni per stoccare gas), può essere la realizzazione di un unico deposito sotterraneo di stoccaggio di gas, in continuum sotto i monti della Valbasento tra Cugno le Macine e Serra Pizzuta.
Alla faccia, dunque, della moratoria voluta de De Filippo, il quale con questa proroga ha nuovamente confermato di prendere politicamente in giro i lucani e di aver regalato il sottosuolo alle società minerarie, lasciando al territorio qualche spicciolo di royalties e i rischi di inquinamento che queste pratiche di sfruttamento intensivo a loro volta regalano alla Basilicata tutta.
Per la Ola, No Scorie e Ambiente e Legalità, questa della concessione Monte Morrone è l’ennesima prova provata che la giunta di Vito de Filippo si oppone –ambiguamente, tra l’altro – solo ai pozzi che attualmente non interessano le due aree critiche delle attività minerarie: e cioè i pozzi della Val d’Agri, dove l’Eni deve raddoppiare indisturbata le estrazioni passando da 91 mila a 180 mila barili al giorno (estrazioni escluse a priori dalla finta moratoria con la scusa degli accordi del ’98 da rispettare) e i pozzi della Valbasento, il cui interesse reale è svuotarli per passare all’altra grave speculazione del sottosuolo, lo stoccaggio di gas.
A tutela della correttezza delle procedure di sfruttamento del suolo e del sottosuolo, della obbligatoria correttezza e trasparenza istituzionale e a tutela anche dello stesso sottosuolo lucano e del possibile rischio simico e di inquinamento delle falde idriche e della catena alimentare, la Ola, No Scorie e Ambiente e Legalità chiedono nuovamente e ufficialmente che la Regione Basilicata si opponga con le osservazioni alla Via a tutti i nuovi pozzi, che sospenda ogni attività estrattiva al fine di capire quale livello di inquinamento hanno raggiunto le falde idriche del nostro sottosuolo e che chieda alle società minerarie i piani ingegneristici di ogni attività di perforazione. Unico strumento per sapere cosa le società petrolifere stiano facendo nel nostro sottosuolo che è di proprietà dello Stato e non di Eni & Co.