I giovani non si facciano fregare dalle sirene della crescita

18 novembre 2012 | 20:13
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I giovani non si facciano fregare dalle sirene della crescita

La solitudine della saggezza è una condizione prevalente del nostro tempo. Sui media un’alluvione di dibattiti sempre gli stessi, con le stesse persone, con gli stessi argomenti. Il Paese si salva con Monti o con Bersani, con Renzi o con Alfano, magari con Casini. Gli “esodati” (brutta parola) siedono, senza esserci, al tavolo dei talk show.  Sulle bocche degli astanti, sempre esperti e commentatori di statura, anche lo spread, il cuneo fiscale, la patrimoniale, la vendita del patrimonio pubblico. E perché no, l’abolizione dell’Imu o dell’Irap. L’evasione fiscale. Se ne parla da decenni. La crescita, la crescita è la parola d’ordine. Insomma, i temi dello sviluppo sono nell’angolo, nascosti e taciuti, forse ignorati. Come sempre, da secoli.  I giovani non devono farsi ingannare questa volta. I problemi veri del Paese sono altrove, da tempo, da molto tempo. Senza la soluzione di quei problemi nulla si può cambiare davvero. Quei problemi hanno un nome: corruzione, sistema affaristico e clientelare, criminalità organizzata, opacità delle istituzioni e della pubblica amministrazione, ingiustizia, mortificazione del merito e decadimento della scuola, inadeguatezza della burocrazia, scarsa qualità del sistema universitario. In sintesi questi problemi convergono su un’unica fondamentale questione: la fiducia. Possiamo cresce anche del 10% l’anno, ma non ci avvicineremo mai a Paesi come la Norvegia o la Finlandia se non rimuoviamo le scorie della corruzione e delle clientele. Se continueremo a premiare il demerito, se continueremo a diffondere sfiducia. Crescere non basta, anzi. Ciò che conta è lo sviluppo. Sviluppo è democrazia, partecipazione, fiducia, benessere, giustizia, salute, istruzione, cultura, libertà, amore. I giovani non devono farsi fregare. Devono perseguire la strada dello sviluppo e diffidare delle promesse di crescita.  La Cina cresce, ma è invivibile, perché non investe sui fattori di sviluppo. L’Italia discute di crescita senza investire seriamente sui fattori di sviluppo. Anzi se ne parla poco. Questo è un inganno, l’ennesimo inganno della nostra storia. Prendete la Basilicata. Quando le istituzioni nascondono i dati sull’inquinamento, quando i concorsi pubblici diventano una farsa, quando il clientelismo si fa sistema, muore la fiducia. Nessuno si fida di nessuno. Mancano le garanzie di giustizia. I diritti sociali sono finiti in soffitta da tempo. La politica in pratica ha consumato e continua a consumare fiducia senza produrla. E allora a che serve la crescita? Quale valore hanno i consumi e la produttività in una situazione di sfascio civile che agisce sulla coscienza inquieta di una società intera? In questa condizione non è possibile immaginare lo sviluppo. Bisogna quindi pretendere altro e lottare per obiettivi non ingannevoli. Cari ragazzi delle piazze europee, italiane, lucane, non fatevi fregare. Ci può essere crescita senza democrazia e libertà. Ma non c’è sviluppo senza democrazia e libertà.