I consiglieri regionali e il ruggito del coniglio

30 novembre 2012 | 18:19
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I consiglieri regionali e il ruggito del coniglio

I consiglieri regionali della Basilicata non sono tutti ladri. Magari nessuno è ladro. Qualcuno avrà commesso delle ingenuità. Qualcun altro ha fatto il furbo giocando sull’ambiguità di una leggeAltri ancora potrebbero pagare a caro prezzo atteggiamenti superficiali o arroganti. Insomma c’è chi avrebbe sbagliato, magari con consapevolezza o senza pensarci. Però, certi articoli e certi titoli di giornale fanno senso. In quelle colonne ci sono verità nascoste e banalità pubbliche. Un esempio di informazione enigmatica e inquietante che bene non fa. Stampa che confonde senza informare, che spara nel mucchio mirando con precisione l’obiettivo. Quale obiettivo, ci piacerebbe saperlo. Sappiamo invece che qualcuno sta ipotizzando reati che vanno ben oltre l’interpretazione o l’applicazione errate di una legge; qualcuno sta ipotizzando reati quale l’evasione fiscale e contributiva, che sarebbero stati commessi da alcuni consiglieri regionali nella gestione dei loro collaboratori. Se così fosse i consiglieri, quelli più predisposti a usare i soldi  in chiave “redistributiva” avrebbero commesso delle ingenuità. Pagare i collaboratori senza contrattualizzarli a norma di legge è un problema che potrebbe trasformarsi in un polverone mediatico di grande impatto sull’opinione pubblica. Capita infatti che quel ragazzo che ti porti in giro nei paesi o a Roma, che risponde al telefono o ti va a fare il tagliando della macchina guadagna 500 euro. Tu gli fai firmare la ricevuta ogni mese ma dovresti sapere che tra te e quel ragazzo si va a configurare un rapporto di lavoro che andrebbe regolarizzato. Anche se quel ragazzo non vuole essere regolarizzato perché perderebbe i diritti di disoccupato o la pensione di invalidità. Anche lui commette un reato, ma non ci pensa. Ecco. Il problema è tutto qui. Qualcuno pagherà. Se si accerterà il reato. Forse.
Ma questo non c’entra con i polveroni mediatici che oscurano la vista all’opinione pubblica. Se esistono reati penali, quali l’appropriazione indebita, la truffa, l’abuso d’ufficio, gli interessati lo sapranno (forse) direttamente dalla magistratura. Ma siamo certi che eventuali consiglieri indagati per reati penali non sono 32 e neanche 10. Chi invece questa certezza dimostra di non averla sono proprio loro. I consiglieri regionali che non una parola sembra abbiano speso per far notare che un’informativa non è un’iscrizione nel registro degli indagati. O che un’errata interpretazione della legge non li porta “di diritto” nella posizione di indagati. Sembrano davvero lontani i tempi in cui il mostro sbattuto in prima pagina reagiva dicendo che fino a che non avesse avuto in mano una informazione di garanzia non si poteva certo definirlo indagato. Allora vien da chiedersi perché? Di cosa hanno paura? Dei loro eventuali scheletri nell’armadio o della stampa? Dell’opinione pubblica che li vuole tutti indistintamente arraffoni?
Noi non siamo amici di questa politica, critichiamo il potere, i partiti, i consiglieri, la Giunta regionale, critichiamo tutti e facciamo inchieste senza guardare in faccia a nessuno. Non facciamo campagne per colpire qualcuno e favorire qualcun altro. Non usiamo i giornali per parlare a nuora perché suocera intenda. Non mandiamo “pizzini” al potere. No. Orgogliosi di non prendere soldi dai potentati e dalle compagnie petrolifere, abbiamo tutta l’autorevolezza per dire la nostra senza equivoci né ipocrisie di categoria. Dalla politica invece ci aspettiamo che faccia esperienza degli errori, pulisca le scorie di ambiguità che conserva nei cassetti, si liberi delle furberie per ridare speranza alla Basilicata. I politici lucani non sono tutti disonesti o non sono tutti onesti.  Se qualcuno commette reati è perché lo accerta la magistratura, non un giornale. Siamo contrari alle barbarie.