“Di Bello va condannato a 4 mesi e interdetto”

8 novembre 2012 | 09:44
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“Di Bello va condannato a 4 mesi e interdetto”

Il gup che ha condannato il tenente della Polizia provinciale di Potenza avrebbe applicato erroneamente la legge penale.

La procura generale presso la Corte d’Appello di Potenza ha fatto ricorso alla Corte di Cassazione contro la sentenza di primo grado che, nel mese di giugno 2012, ha condannato il tenente della Polizia provinciale Giuseppe Di Bello. Il motivo, come si legge nell’appello notificato allo stesso Di Bello nella giornata di mercoledì 7 novembre, è l’erronea applicazione della legge penale.

Il 6 giugno 2012 Giuseppe Di Bello, che aveva scelto il rito abbreviato, viene giudicato colpevole di rivelazione di segreto d’ufficio e condannato a due mesi e 20 giorni di reclusione dal gup Tiziana Petrocelli. Nel gennaio del 2010 Di Bello, coadiuvato dal segretario dei Radicali lucani Maurizio Bolognetti che si accollò le spese delle analisi, decise di fare dei rilievi per verificare lo stato di salute del Lago del Pertusilo. I risultati delle analisi di Di Bello e Bolognetti fecero emergere la presenza di un grave inquinamento delle acque del lago. I dati furono inviati alla Procura di Potenza e alla stampa che li divulgò immediatamente. Di Bello e Bolognetti da denuncianti si trovarono indagati. Per tutto questo Di Bello è stato condannato e Bolognetti, che ha scelto il rito ordinario, rinviato a giudizio. Sull’inquinamento nel Pertusillo invece la procura di Potenza non ha aperto alcun fascicolo. Nonostante altri dati e altre vicende ne abbiano confermato l’inquinamento.

Invece sembra che l’unica cosa che interessi davvero sia mettere fuori gioco chi quell’inquinamento lo ha denunciato a gran voce. A distanza di qualche mese dalla condanna del tenente Di Bello, il sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Potenza, Giovanni Giorgio, decide di ricorrere in Cassazione. In buona sostanza il giudice dell’udienza preliminare che il 6 giugno scorso ha condannato Di Bello a 2 mesi e 20 giuorni di reclusione (pena sospesa e non menzione) secondo il procuratore Giorgio non conoscerebbe bene il codice penale e di procedura penale. E questo francamente non ci fa stare tranquilli.

“Nella sua motivazione- si legge nell’appello-l’estensore dell’impugnata pronuncia ha ritenuto il Di Bello colpevole di ambedue i fatti criminosi a lui ascritti, come contestati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Orbene, come si desume dalla lettura delle pp. 23-24 del provvedimento de quo, è stato erronearnente omesso l’aumento-doveroso per legge – della pena-base (in concreto) di mesi quattro di reclusione, cosi determinata dopo l’applicazione dell’attenuante ex art. 62-bis c.p., con la conseguente írrogazione di una pena finale illegale, inferiore a quella prevista ai sensi dell’art. 81, comma 1, c.p.

Ma accanto all’aumento della pena, secondo il sostituto procuratore Giorgio, andava applicata anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici di Di Bello per un anno. Pena che, invece, il gup non ha comminato. Stando così le cose, o il gup che ha condannato Di Bello non conosce la legge (e francamente ci risulta difficile anche solo pensarlo) o c’è un accanimento giudiziario nei confronti del tenente. Delle due l’una. Ma in entrambi i casi c’è poco da stare tranquilli.