Destra, sinistra, centro Changé la dama

8 novembre 2012 | 11:39
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Destra, sinistra, centro Changé la dama

Essere di destra, di sinistra o di centro, oggi, in Italia. Innanzitutto il fatto che personaggi più o meno autorevoli della politica, nazionale siccome locale, ondeggino, senza particolari patemi, fra un partito o un altro, significa inequivocabilmente che non hanno un retroterra culturale e politico di particolare intensità.

In Basilicata ci sono esponenti noti che già hanno cambiato tre o quattro formazioni. Encomiabile la loro capacità di adattamento, meno il loro –assente- pensiero politico. Immagino che tanta gente, dopo periodi di struggente confronto con se stessi, possano aver deciso di cambiare la loro idea politica, e questo va bene, perché corrisponde a un percorso culturale di tutto rispetto. Diverso è non avere un pensiero politico e ondeggiare fra i partiti a seconda di quello che offre le maggiori opportunità personali.

Ma tornando a bomba. Cosa può voler dire essere di destra oggi? Vogliamo provare a chiederlo a Storace, o a Berlusconi o a Fini?

Al di là delle chiacchiere, rimangono i comportamenti, e mi rifiuto di credere che i comportamenti dei sunnominati siano stati caratterizzati, nella loro azione di governo, da particolari retroterra culturali. Ma se volgiamo lo sguardo a sinistra proviamo difficoltà enorme a individuare serie politiche di sinistra. Quelli del centro lasciamoli stare, perché non hanno mai espresso chiaramente un orientamento qualsiasi.

Al di là dei nomi, destra e sinistra, oggi sarebbe assolutamente necessario avere un’idea della politica da attuare per uscire dalla crisi. Gli italiani dovrebbero essere messi nelle condizioni di sapere che votando tizio anziché caio potranno aspettarsi una politica ben determinata, a medio e lungo termine, che votando tizio anziché caio si perseguiranno determinati obiettivi, che siano di politica sociale, economica, o relative all’istruzione o alla ricerca, o ai problemi cosiddetti etici. E poiché non possono coesistere cento modi di guardare al futuro, sarebbe inevitabile che le opinioni si raggruppassero attorno a pochi ideali di base, come avviene nei paesi nei quali la democrazia conta davvero qualcosa e dove i partiti non la fanno da padroni.

Ma mi dite cosa cambia se io votassi Casini anziché Bersani? Sempre ammesso che non corrano assieme? Cambierebbero dirigenti, raccomandati, professionisti e incaricati vari. Null’altro. Questo è lo stato in cui è stata relegata l’Italia. Dai partiti esistenti, e dai politici in carica.

Il golpe di Napolitano che ci ha imposto un governo, un legislatore, un amministratore delegato –nominato- (è ironico sentir criticare la legge elettorale dei nominati e poi avere un governo nominato), benchè teso anche a sopperire la cromosomica incapacità dei nostri politici di governare, bilanciata dalla loro cromosomica capacità di dilapidare il danaro pubblico, ha sovvertito ogni principio di democrazia.

Le prossime elezioni fanno paura. A tutti i politici ma soprattutto agli italiani. Questi non si fidano più, e in Monti vedono il boia, ma anche uno che sa decidere, bene o male, ma che decide, qualità da sempre mancante nei nostri politici. Ci vorrebbe aria fresca. E i notabili in carica dovrebbero andare tutti in pensione, o comunque ricoprire ruoli dai quali non possano continuare a creare danni. Ma di nuovi ci saranno solo i grillini, con a capo un santone, più o meno, nel quale bisognerebbe avere solo cieca fede, e un po’ di speranza.

Il coma politico di Berlusconi fa comunque male al centro destra. Il buon Silvio avrebbe un’opportunità, quella cioè di avviare un rivoluzionario cambiamento facendosi contemporaneamente da parte. Riuscirebbe in un sol colpo a fare quello che aveva sempre inutilmente promesso. Ma non lo farà, perché non ne è capace, e perché vede solo se stesso, e quando vede qualcun altro, trattasi di piccoli uomini.

E allora? Allora ciccia. Che Dio ce la mandi buona. Molto dipenderà anche da noi, ma il tempo della rivoluzione democratica, che porta i sudditi a diventare cittadini, è ancora lontana.