Dalla radioattività all’acqua contaminata

30 novembre 2012 | 19:10
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Dalla radioattività all’acqua contaminata

La nostra inchiesta di 2 settimane fa sulla radioattività riscontrata nella vasca di fosfogessi di Tito Scalo ha provocato un botto che si è sentito fino a Roma. La deputata dei radicali Elisabetta Zamparutti, infatti, con un’interrogazione parlamentare, ha chiesto al ministro dell’Ambiente Clini di far luce sulla vicenda. E in particolare ha chiesto “quali verifiche urgenti si intendano mettere in atto rispetto alle rilevazioni del geologo Vincenzo Briuolo”. Briuolo è il geologo che in collaborazione con Giuseppe Di Bello, dell’associazione ambientalista Epha, lo scorso 10 ottobre ha scoperto nel bacino dei fosfogessi di Tito Scalo tracce di radioattività due volte superiori alla norma. Radioattività riconducibile alla presenza di radio 226, un elemento potenzialmente cancerogeno e nocivo. E per di più, in un’area, quella di Tito Scalo, decretata, nel 2001, sito di interesse nazionale dal ministero dell’Ambiente. Parliamo cioè di un sito sottoposto al vincolo di bonifica. Ma a tutt’oggi, sembra assurdo, della bonifica, non si sente neanche l’odore.

A Roma si agisce a Montecitorio, a Potenza si dorme a via Anzio

Ma se la Zamparutti, a Roma, ha chiesto lumi al ministro Clini sulla “radioattività di Tito Scalo”, a Potenza regna invece il sonno della Regione. Nessuna richiesta di chiarezza e nessuna interrogazione è partita neanche tra le fila dell’opposizione. Dorme l’opposizione e si rilassa la maggioranza. Neanche l’assessorato regionale all’Ambiente, infatti, si è prodigato a diramare una nota anche solo per smentire la notizia. Eppure nel 2005 specifiche analisi fatte dall’ente di ricerca Metapontum Agrobios per conto della stessa Regione Basilicata avevano escluso qualsiasi pericolo radioattivo nella vasca di fosfogessi. Il diritto alla salute, ufficialmente, non scuote nessuno.

Ma si muove l’Arpab. A umm a umm

Da un parte l’apparente disinteresse ufficiale. Dall’altra, la rete istituzionale dei controlli si è mossa sotto traccia. Dopo aver saputo attraverso la nostra videoinchiesta della “radioattività”, infatti, alcuni cittadini hanno voluto vederci chiaro. Hanno contattato il sindaco di Tito. Che a sua volta ha contattato i vertici dell’Agenzia regionale all’Ambiente. In queste ore sarebbe già in corso una ispezione dell’Arpab sull’area interessata. A breve sono stati garantiti dei controlli sulla radioattività. Per saperne di più bisognerà informarsi sotto voce. Perché in Basilicata funziona così. Dei temi che scottano meno se ne parla e meglio è. Ci auguriamo soltanto che i controlli dell’Arpab sui livelli di radioattività vengano fatti in modo accurato. E che non accada come nel 2005. Quando cioè i rilievi fatti probabilmente in modo superficiale dall’ente Metapontum Agrobios su richiesta della Regione Basilicata diedero “esito negativo” alla presenza di radioattività. Da allora è calato un’inquietante silenzio. Spezzato dagli ultimi rilievi che decretano un’altra verità. E allora per la sicurezza di chi vive in quell’area auspichiamo che il controllo dell’Arpab venga fatto in modo congiunto con il geologo Briuolo. In modo tale che il verdetto sia incoercibile. Ma dubitiamo che ciò avvenga. Anzi, immaginiamo già cosa potrebbe accadere tra qualche mese. Qualcuno sarà tacciato di ‘allarmismo’ e gli enti preposti al controllo faranno spallucce. Si parlerà di piccole quantità. Di valori “leggermente” superiori alla norma. Come sta accadendo per gli idrocarburi del Pertusillo e per i veleni liberati nelle acque dall’inceneritore Fenice di Melfi. Ma ormai il copione è consolidato e i lucani sono stufi.

Le paure di contrada Tora

Ma nel frattempo è emerso anche dell’altro. A contrada Tora, un’area di Tito Scalo che prende il nome dall’omonimo fiume, i cittadini sono inquieti. Dopo aver scoperto la nostra inchiesta sulla radioattività, in loro si sono svegliate vecchie paure. Parliamo di un’area dove si coltiva l’orto nel giardino di casa. Chi vive a contrada Tora, strano ma vero, non ha l’allaccio ad Acquedotto lucano. Si approvvigiona attraverso dei pozzi. Nel 2009, però, il sindaco di Tito attraverso un’ordinanza aveva negato l’utilizzo di pozzi e di acqua irrigua in buona parte dell’area industriale per la presenza di inquinanti chimici nelle acque del fiume Tora. Domanda: ma come hanno sopravvissuto quelle famiglie negli ultimi anni senza allaccio dell’acqua e con l’impossibilità di utilizzare i pozzi contaminati? Chi avrebbe dovuto garantire loro l’acqua, cioè un bene primario? Il sindaco? Qualcuno ha giocato sulla loro pelle?

La svolta dell’acqua

Pare, però, che negli ultimi giorni, per i cittadini di contrada Tora le cose siano cambiate all’improvviso. Dopo la nostra inchiesta sulla radioattività i cittadini hanno voluto incontrare il sindaco di Tito. E risulta che l’acqua e le condotte dell’Acquedotto a breve raggiungeranno l’area periferica. E’ questione di settimane. Come d’incanto. Qualcosa non torna. Come mai hanno vissuto 3 anni senza allaccio all’acqua e con i pozzi inquinati? Se ci sono delle responsabilità, allora, qualcuno dovrà pure assumerle. Il diritto all’acqua non è un favore da elemosinare!