Arte che parla al cuore fanciullo

5 novembre 2012 | 15:41
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Arte che parla al cuore fanciullo
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Arte che parla al cuore fanciullo
Arte che parla al cuore fanciullo

Volti sgangherati dai dettagli esasperati con nasi, bocche e orecchie caricaturali; occhi e occhietti indagatori moltiplicati nelle sezioni di cromie esaltate; animali di grandi dimensioni, preistorici o improbabili; strumenti musicali impazziti nell’euforia di colori-coriandoli; ruote di biciclette, case e casette ritornano a più riprese tra pennellate corpose e dinamiche. Sono 51 le opere pittoriche – realizzate dagli anni ‘90 fino ad oggi – che compongono l’ampia retrospettiva dell’artista potentino Vincenzo Lombardi, in arte Enzo Bomba: esposta, fino al 30 novembre, al ‘Caf Gallery’ di via Tirreno a Potenza.

Esplicitato il suo personale percorso di ricerca già nel titolo della mostra: “Al bambino bisogna dare la filosofia delle cose”. Perché Bomba, classe 1961, è convinto che esista una missione, un dovere per l’arte e per l’artista: “trovare un ponte tra lo spettatore e il quadro”, quel ‘ponte’ simbolico-surreale capace di parlare direttamente al cuore del fanciullo che è dentro ognuno di noi, interpretazione-lettura sincera dell’universo rappresentato, ‘ragionamento’ dell’artista che tutti riguarda e tutti compete. Uno sguardo ‘lieve’ sulle cose e sul mondo capace di mostrare la bellezza e la semplicità della vita, delle relazioni umane, degli accadimenti.

Avvicinatosi all’arte da autodidatta, ormai da oltre un trentennio, Enzo Bomba pare aver trovato gran parte del principio della sua ispirazione artistica in Picasso e nel Cubismo: eppure rifugge da ogni categoria o definizione precostituita, nell’arte come nella vita, preferendo l’idea che “l’arte, avendo esaurito il tempo dei movimenti artistici, sia oggi piuttosto nella libertà assoluta di comporre e scomporre, di rivisitare qualunque periodo o avanguardia, di rifarsi a qualcosa che viene da lontano o dal passato, ma non senza una certa serialità”.

E se la ‘serialità’ è, per Bomba, l’elemento imprescindibile di ogni vera ricerca artistica, la ‘libertà’ è il comune denominatore della sua intera produzione: predilige la libertà delle tecniche miste ricorrendo ad una molteplicità di supporti semplici, semplicissimi, ma dalla resa davvero formidabile (tavole di legno, carta, cartone pestato, sacchi di juta); supera i ‘limiti’ dello spazio facendo entrare nella rappresentazione pittorica anche la superficie delle stesse cornici; guarda al mondo con gli occhi entusiasti di fanciullo e lo rappresenta con mano leggera.

Un’ampia personale, inaugurata lo scorso 29 ottobre, accolta all’interno di spazi per la prima volta prestati alla funzione strettamente espositiva: quelli del CAF del Movimento Cristiano Lavoratori in rione Cocuzzo, ribattezzato per l’occasione ‘Caf Gallery’. Qui, tra la compilazione di una certificazione dei redditi o di un Isee, tra la domanda di pensione o di disoccupazione, è possibile un incontro inaspettato con l’arte che, nel solco dell’Arte Pubblica, è – oggi più che mai – libera di poter invadere qualunque luogo. Da questa prima esperienza, nata dalla collaborazione tra l’artista e la segreteria provinciale del movimento (nella persona di Mario Canadeo), è nato il progetto che tende un’apertura sorprendente all’arte contemporanea: una sperimentazione che avrà certamente seguito visto il vivo apprezzamento suscitato.